Salernitana, Iervolino rilancia: «Nicola resta, faremo grandi cose. Il sogno? Cavani»

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sulla Salernitana riportando le parole del patron Iervolino.

Piangevano tutti. E ridevano. E si abbracciavano. La notte di Salerno sembrava non finire mai. Un’emozione che ognuno porterà nel cuore e che sarà tramandata di generazione in generazione: quella volta in cui la Salernitana festeggiò la prima, storica salvezza in Serie A. La mattina dopo, l’euforia non si è mica spenta: i bambini sono andati a scuola con la maglia della squadra, il vento calmo muove le bandiere appese sui balconi, il barista prepara il caffè invocando i protagonisti dell’impresa in una sorta di litania pagana. La felicità della gente di Salerno è il premio più bello per Danilo Iervolino, presidente del club dal brindisi di Capodanno: «Ho sempre lavorato con l’obiettivo di vedere queste emozioni negli occhi dei tifosi».

Presidente Iervolino, quale aggettivo sceglie per la salvezza? «Straordinaria. È un’impresa storica che a Salerno non ha precedenti. E poi c’è stato l’incredibile epilogo, la magia della curva con la splendida coreografia, il tifo incessante anche sullo 0-4. La Salernitana merita la A soprattutto per il suo pubblico, sempre caloroso e mai polemico».

Qual era il suo stato d’animo durante la partita? «Abbiamo iniziato male e subito dopo il primo gol dell’Udinese ero addolorato perché si vedeva la tensione nei ragazzi. L’Udinese ha onorato la maglia giocando una partita straordinaria: applausi a loro e al Venezia, che hanno mostrato il calcio puro e autentico».

Riusciva a essere ottimista quando al Cagliari sarebbe bastato un gol per mandarvi in B? «Fingevo di non pensare a quella partita, ma dal 70’ in poi ero concentrato solo su Venezia. E a pochi minuti dalla fine sono andato nella zona hospitality dello stadio per vedere l’incontro del Cagliari in tv. Saremmo potuti andare in B, ma evidentemente eravamo in credito con la buona sorte. D’altronde nella vita ci vogliono coraggio e fortuna».

Il momento chiave? «La partita col Venezia: vincendola, siamo passati in quartultima posizione. Mi è piaciuta molto anche quella con l’Atalanta, quel giorno pensai che la mia Salernitana giocava proprio bene».

Come si può ripartire da una base più solida? «Innanzitutto rinforzando la rosa. Il mercato invernale è stato fatto in fretta, abbiamo creato in pochi giorni un gruppo che in qualche settimana è diventato squadra. Ora abbiamo tempo per programmare partendo da elementi importanti come Sepe, Fazio, Mazzocchi, Bohinen, Ederson. Prenderemo giovani e alcuni elementi esperti. Non mi piacciono le figurine con lo scopo di vendere quattro magliette in più: saranno acquisti mirati. Organizzeremo un bel ritiro, inaugureremo il centro sulle attività di performance che è ormai pronto. I progetti legati alle infrastrutture hanno un percorso più lento, ma saranno avviati. E per i tifosi ci sarà una nuova piattaforma per essere a contatto con la squadra».

Domenica ha detto che il progetto Salernitana va oltre la salvezza e che vorrebbe far crescere il club. Come? «L’idea è quella di avere una squadra che giochi stabilmente in A e che sia un hub di trasferimento dei sani valori del calcio. Coinvolgeremo la gente, apriremo le Academy per i ragazzi, saremo un punto di riferimento per i giovani del Sud».

Nicola resterà con voi? «Non ne sono sicuro, perché devo ancora parlare con lui e Sabatini. Ci confronteremo sul progetto futuro della Salernitana, che mi auguro possa coinvolgerli. Abbiamo un ottimo rapporto e vorrei che ci fosse continuità. Nicola è il più grande esperto di salvezza, ma ha le qualità per poter allenare anche il Real Madrid. Mi piacerebbe che restasse con noi e sono ottimista. Tra l’altro, come detto, gli regalerò le scarpe con cui manterrà la promessa di andare a piedi dal Papa. Anche Sabatini è un grande professionista e vorrei che proseguisse il lavoro con la Salernitana. Presto ci incontreremo tutti insieme».

C’è un giocatore impossibile da prendere che vorrebbe portare a Salerno? «Lasciando perdere Messi e Ronaldo, le dico due nomi che forse sono impossibili, ma che se fossero possibili e graditi al tecnico cercherei di prendere: Cavani, che in questa regione ha lasciato un ricordo indelebile, e Arnautovic, che interpreta il calcio da guerriero».

Quanti messaggi le sono arrivati? «Circa mille: a 500 ho risposto, ad altri provvederò e mi scuso con coloro che sono in attesa».