Roberto Vecchioni: «Milano è l’unica città italiana, gli altri sono paesoni»

Ecco qui di seguito le parole di Roberto Vecchioni, intervenuto a “Radio24” sugli ultimi difficilissimi mesi vissuti dalla città di Milano in merito all’emergenza Coronavirus.

«Milano non può fare a meno della sua vita sociale, della sua rete di relazioni – spiega Vecchioni – Milano è la forza delle sue persone e dovrà andare avanti, seguendo il suo motto di sempre ‘tiremm innanz’, andiamo avanti (…) I milanesi avranno la capacità di riprendersi ma come tutti i lombardi hanno anche la capacità di rischiare. Sanno di dover andare avanti, anche accettando qualche rischio. Sulla bilancia, ci sarà da una parte la possibilità di una malattia, dall’altra la necessità di riprendere loro vita».

«Milano intanto è l’unica città italiana, gli altri sono paesoni – aggiunge – Non è grandissima, ma in qualità è l’unica vera città in Italia. E questo non lo dico, per orgoglio. Il dramma di Milano è che da quest’emergenza è stata colpita al cuore, è rimasta tra vita e morte. L’arte, l’economia, il lavoro, il pensiero: quando si ferma il cuore, si ferma circolazione. Ogni organo pensa di poter vivere da solo, ma non può. E quindi nessun paese, nessuna città, nessuna regione italiana può vivere, se muore Milano».

Il cantautore insiste sulla necessità di riprendere la vita sociale: «Non può mancare. E’ come se uno si svegliasse a Genova senza mare. Per Milano, il suo mare è il suo lavoro, la sua capacità ergonomica, la sua capacità di confronto dal vivo. Sarebbe come per Genova o Napoli perdere il mare, o come se Roma non avesse più le sue chiese. L’altezza di Milano è la forza attiva delle persone. E la possibilità di prendersi una malattia – rispettando ora tutte le misura di sicurezza – pesa meno delle conseguenze di non muoversi. Chi è fermo, è finito. La natura di Milano è quella di non stare mai ferma. Di essere viva così… Per parlare di Milano, bisogna vivere qui, non ciacolare da fuori».

In queste settimane di emergenza qualcuno ha quasi sorriso di fronte alla “caduta” di Milano. «Si chiama invidia – commenta Vecchioni – è l’invidia davanti ad una città così grande e così capace di trascinare il resto d’Italia. È come se fosse la favola della formica e la cicala al contrario».