Riccardo Gagno, numero uno del Modena: «Io portiere in gol per caso. Quel tiro impossibile mi ha cambiato la vita»

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma su Riccardo Gragno, portiere del Modena andato in gol sabato contro l’Imolese.

Riccardo gioca nel Modena, sulle spalle porta il numero 26, come il giorno del suo compleanno, e sabato scorso ha segnato al novantunesimo il gol che potrebbe valere la promozione della sua squadra in Serie B: insomma, il sogno di ogni calciatore. Solo che Riccardo Gagno, 24 anni, di Montebelluna, di mestiere fa il portiere e quel gol l’ha realizzato tirando da 80 metri. Spinto dal vento e sporcato dal rimbalzo sul terreno umido, il pallone è finito alle spalle di Gian Maria Rossi dell’Imolese.

Il video è diventato virale come l’esultanza di Gagno. «Se dicessi che l’ho cercato, mentirei. Ho pensato solo a tirare il più lontano possibile».

I compagni le avevano appena detto: portaci in B. Premonizione? «Ma no, stavamo vincendo 1-0 e c’era stato un rigore contro. “Lo prendi e fai la storia”, mi hanno detto, sicuri. Non l’ho preso. Ma ho rimediato a modo mio, subito dopo. Confesso, ci ho messo alcuni secondi per capire cosa fosse successo. Sono andato ad esultare cercando sugli spalti il mio amico Emanuele, venuto apposta da Reggio Calabria. La nostra è una storia incredibile».

Racconti. «Giochiamo on-line a Call of Duty e Fortnite, ci siamo conosciuti così: amici virtuali per molti anni. Un’estate fa ci siamo finalmente visti in vacanza sul lago di Garda con altri ragazzi, fra cui Sandro Tonali del Milan, che era con me nelle giovanili del Brescia. Al fischio finale, Emanuele ha videochiamato Sandro, tutti e tre abbiamo urlato di gioia, non so dirvi neanche cosa».

Gioca al calcio virtuale? «No, non ci casco. Alla Playstation non gioco a calcio, perché se perdo rischio di romperla e di sfasciare mezza casa».

I portieri sono un po’ pazzi, eternamente personaggi. Alimenta lo stereotipo? «Veramente io da piccolo facevo l’attaccante».

Se la cavava bene? «Sotto porta ero spietato. In uno dei primi tornei, in una partita ininfluente, il mister mi mette in campo nel finale e mi dice: vacci piano, il portiere avversario è una riserva, non gioca mai, abbi rispetto. Gli segnai una tripletta. Ero felice».

I portieri che fanno gol diventano indimenticabili. «Sono un ragazzo fortunato, lo riconosco. Non solo per il gol: dopo tanta gavetta, Grosseto, Poggibonsi, Mestre, Ternana, ora lotto per la B».

Ha detto qualcosa al collega avversario? «Se dovessi prendere un gol del genere non vorrei sentire né consigli né parole di conforto. Solo silenzio. Per questo non posso dirgli altro che “mi dispiace”».

Cos’altro ama nella vita? «Il basket. L’ho scoperto da poco grazie a The Last Dance, la serie su Michael Jordan. Di notte, quando hopoco sonno, guardo la Nba. Tifo Atlanta per Gallinari. Il Modena ha fatto montare un canestro apposta per me. Vinco quasi sempre, ho la mano calda».

Lei è di Montebelluna, il paese di Aldo Serena. Vi conoscete? «Spero di incontrarlo presto, è stato un grandissimo calciatore».

Il suo telefono vibra senza sosta. «Un sacco di messaggi. Ex allenatori, vecchi compagni, persone che non sentivo da tempo. Risponderò a tutti. Quando si dice che il calcio unisce, questa è la dimostrazione. Non riesco a staccarmi dal telefono. E tutto per un rinvio a casaccio»

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