Repubblica: “Tifare e dire addio, storie di fischi e lacrime per gli ex idoli”

“Mille modi per dirsi addio. Ci sono stati congedi contestati, bagnati di lacrime o con lettere aperte ai tifosi, come quella di La Gumina dopo la cessione all’Empoli. Dietro ogni giocatore che ha lasciato il Palermo dopo essere entrato nel cuore dei tifosi ci sono storie completamente diverse l’una dall’altra. Ma al di là delle motivazioni diverse a ben guardare alla fine della storia chi ci rimette è sempre il tifoso, sedotto e abbandonato. Nel Palermo di Zamparini, porto di mare di giocatori, l’addio più doloroso rimane quello di Luca Toni. Una cessione portata avanti allora, allo stesso modo in cui sta conducendo quelle di oggi, da Rino Foschi. Allora c’era la paura che il calciatore potesse non ripetersi più agli stessi livelli. Fu un addio preparato per tempo con spifferi di mal di pancia lasciati intendere alla gente e che hanno incrinato il rapporto fra i tifosi e Toni. Da allora ogni volta che l’attaccante è tornato a Palermo è stato sommerso dai fischi. Solamente nel recente passato ci sono stati segnali di distensione. Eugenio Corini, invece, il suo addio da giocatore lo ha dato in conferenza stampa a Villa Igiea fra le lacrime. Troppo forte il suo attaccamento alla maglia rosanero per andare via senza neanche pronunciare una parola. Lo strappo con il Palermo era già stato consumato per organizzare una conferenza stampa nei luoghi ufficiali del club, stadio o Boccadifalco che fossero. E allora per questo la soluzione della conferenza stampa in albergo con i suoi compagni di squadra sul fondo della sala ad assistere commossi, i tifosi fuori ad aspettarlo e i cronisti in sala pronti a riportare le sue parole a chi non era riuscito a entrare. Altri addii raccontano di giocatori passati in poco tempo dall’essere beniamini a bersaglio di critiche per non avere nemmeno salutato. Giocatori come Cavani fischiato quando era in rosanero e poi rimpianto quando è tornato da avversario. O Pastore, criticato da chi non gli perdonava quelle che altrove gli hanno riconosciuto come le sue qualità migliori, andato via per le offerte faraoniche del Psg. Ma ci sono storie anche di giocatori andati via tra le lacrime non certo di commozione. È il caso di Miccoli anche lui protagonista di una conferenza stampa lontano dalle sedi istituzionali del club, all’hotel Excelsior, in cui più che salutare i tifosi cercava di chiedere scusa per le parole vergognose sulla memoria del giudice Falcone. Miccoli fu l’unico che non è stato ceduto, il suo contratto è andato in scadenza e ancora oggi la sua figura divide quanti rimpiangono le sue giocate e quelli che non gli perdonano le cattive frequentazioni. C’è poi l’addio di Dybala a centrocampo con il patron Zamparini: uno scambio di doni fra un quadro e un carretto siciliano per la sua militanza in rosanero in vista del trasferimento alla Juventus. Dybala è forse quello fra i giocatori ceduti che ha mantenuto vivo il rapporto con i suoi ex tifosi, al punto da fare arrabbiare i suoi nuovi sostenitori quando nel giorno del centoventesimo compleanno della Juventus ha preferito ricordare il compleanno numero 117 del Palermo, prima di un tweet accomodante. Infine c’è la lettera di La Gumina, in cui l’attaccante saluta, promette che il suo non è un addio ma un arrivederci e soprattutto spiega che la sua cessione servirà alla causa rosanero. Anche dai soldi incassati per il suo trasferimento all’Empoli passerà la ricostruzione del Palermo”. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “La Repubblica”.