Repubblica: “Sicilia, allarme siccità: «Poca acqua negli invasi rischio turni da maggio»”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla siccità in Sicilia.

La Sicilia è a secco e il tempo dell’acqua razionata nei comuni non è poi così lontano. Potrebbe arrivare già a maggio, perché alle condizioni attuali le risorse idriche non sono sufficienti per affrontare l’estate a pieno regime. I bacini contengono 200 milioni di metri cubi d’acqua in meno rispetto al 2022 e sono vuoti per oltre il 60 per cento, secondo gli ultimi dati forniti dall’Autorità di bacino della Regione, aggiornati a febbraio. «Lo scorso anno le scorte idriche erano superiori ai 570 milioni di metri cubi d’acqua – interviene il segretario generale dell’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia, Leonardo Santoro – Oggi gli invasi ne contengono circa 370 milioni, su una capacità totale di oltre 950 milioni».

E avverte: «Il razionamento potrebbe partire già a maggio. Gli invasi siciliani sono riempiti a meno del 40 per cento della loro capacità e quelli più grandi, Pozzillo e Ogliastro, che alimentano la Piana di Catania sono vuoti. Anche la diga Poma, che l’anno scorso era piena, contiene 47 milioni di metri cubi d’acqua a fronte di un possibile riempimento di 72 milioni. Se non si riempiono, saremo in emergenza».

Non ha piovuto molto e quando lo ha fatto si sono verificati fenomeni meteorologici estremi, con fiumi esondati e danni alle campagne. «La scarsità della pioggia dell’ultimo trimestre 2022 si è protratta anche nel primo periodo di quest’anno – si legge nel report Siccità dell’Autorità di bacino – e ha determinato in alcuni invasi situazioni di criticità che potrebbero non essere superate da scenari di piovosità media. Pertanto le risorse disponibili non sarebbero sufficienti a garantire per tutto l’anno i fabbisogni potabili e irrigui».

Certo, in parte c’entra il cambiamento climatico con piogge rade e temperature sempre più elevate, ma il clima non è l’unico responsabile di un’emergenza che si ripresenta identica ad intervalli più o meno ampi. La Sicilia paga soprattutto il prezzo di una rete idrica colabrodo che disperde l’acqua. La beffa, in una situazione già drammatica, è che il 30 per cento della capienza idrica delle dighe è formato da fango e detriti ancora da svuotare. «Ma dagli enti che devono assicurare l’efficienza degli invasi (dipartimento regionale Acqua e rifiuti, Siciliacque, Enel, consorzi di bonifica e raffineria di Gela ndr.) sono pervenuti solo 11 piani di gestione su 46 invasi totali» aggiunge Santoro.