Repubblica: “Sarri prigioniero del suo corollario. Pavoletti dà poco, c’è solo il cuore”

Il fulmineo gol di Ilija Nestorovski, sogno proibito del mercato invernale, ha due effetti: apre il dibattito sul “Corollario Sarri”, l’obbligo di seguire la palla e non l’avversario sui calci piazzati. Ieri ha consentito al tigrotto macedone di ricavarsi un cono d’ombra nell’artea di rigore del Napoli, costretto subito a giocare una partita massacrante a cinque giorni dalla già faticosa sfida vinta in Coppa Italia con la Fiorentina. Subito in svantaggio, quindi lanciato in un furibondo assalto al Palermo: il Napoli è entrato in un lungo incubo, con ovvio richiamo a tutti i dubbi e allarmi di un campionato anomalo, con le squadre più modeste che passano da mistiche visite ai santuari del calcio italiano ad accanite prove di forza. La novità del 45esimo allenatore della gestione palermitana di Zamparini, l’uruguaiano Diego Lopez, spiega in parte l’accorata partecipazione dei giocatori ad una missione forse impossibile: la salvezza per una formazione arrivata a Napoli con appena 10 punti ed una vittoria nelle ultime 16 gare. Sono metamorfosi che appartengono alla favolistica infantile. Lode comunque a Lopez se ha saputo in così breve tempo rivitalizzare un campionario di gusci vuoti, ma anche ai giocatori se hanno ritrovato a metà stagione vigore ma anche una certa idea di gioco, se è vero che il Palermo si è bene organizzato e dopo l’iniziale raid ha lasciato libera qualche via d’uscita dal fortino costruito intorno al portiere Posavec, che si è esaltato con il passare dei tiri e dei minuti fino all’involontaria confessione dei suoi limiti. Il tiro di Mertens dopo oltre un’ora gli passa tra le gambe. Le parti da campioni inaffondabili sono le più difficile da recitare, la mediocrità prima o poi emerge. Il Napoli spreca la prima sostituzione, per ritirare Jorginho, sempre poco lucido e impreciso: l’ideale per disperdersi nel labirinto di un Palermo stretto nel sogno dell’impresa. Esce anche Allan. L’ingresso di Zielinski per dare freschezza ad un centrocampo eccitato da Hamsik, esemplare nella sua trascinante regia, produce qualche vantaggio. Quello di Pavoletti soddisfa solo la richiesta del pubblico in ansia per conoscere meglio l’attaccante appena arrivato. Nella confusione, tra palermitani indemoniati e palle vaganti, sarebbero state forse opportune le glaciali correzioni di Gabbiadini. Ma solo Sarri sceglie la soluzione più popolare ma incontestabile: conosce solo lui le condizioni di forma dei suoi, in un calcio che nasconde ovunque gli allenamenti come strategie di guerre planetarie. La sconfitta della Roma fa da sfondo alle sofferenze del Napoli: il secondo posto che aspetta la squadra con il gioco più elegante e ritmico del campionato, e la vittoria sfugge? Sembra proprio una beffa, ma il Palermo irriconoscibile per grazia ricevuta resiste anche al disperato 4-2-4 di un Napoli potenziato da Pavoletti, che nulla offre oltre al cuore. L’espulsione di Goldaniga ed il teatrino delle sostituzioni portano all’infinito una partita senza speranze, ma con dubbi e rimorsi. Il grande Napoli ha dato tutto, il piccolo Palermo troppo“. Questo quanto si legge nell’edizione odierna de “La Repubblica”.