Repubblica: “Pizza e amici nella Palermo di Grosso”

“Forse per il momento che sta attraversando a Verona, per Fabio Grosso venerdì sera il ricordo della sua Palermo sarà troppo lontano. Ma a pensare a quando giocava in rosanero ci penseranno i suoi amici di sempre e, chissà, magari anche i suoi ex compagni in rosanero. La sua maglia è ancora a Palermo, in bella mostra nel suo quartier generale del post allenamento o del dopo partita: il ristorante Pipi Room in pieno centro, dove passava a mangiare quasi tutte le sere. Nella bacheca del ristorante insieme con la maglia del Palermo e le sue scarpe bianche c’è anche la sua maglia azzurra, quella conquistata in rosanero e mai più lasciata fino al rigore decisivo di Berlino. Rispetto alla maggior parte dei calciatori che appena arriva a Palermo cerca casa a Mondello e crea la propria quotidianità tutta nella zona della borgata, la vita di tutti i giorni di Fabio Grosso era tutta racchiusa in un triangolo fra le vie del centro, visto che abitava in zona Politeama, Boccadifalco e lo stadio “ Barbera”. A Mondello ci andava, ma a passeggiare con sua moglie Gessica Repetto ( «mi raccomando – specificava quando nelle interviste si parlava di lei – con la “G”, non con la “J” » ). Il terzino sinistro del Palermo Fabio Grosso era timido e riservato, come lo descrivono non solo quelli che lo hanno conosciuto occasionalmente, ma anche il suo compagno di stanza nei ritiri rosanero Biava. L’attuale allenatore del Verona arrivò in rosanero nel mercato di gennaio del 2004, su precisa richiesta di Francesco Guidolin. A ingaggiarlo dal Perugia fu Rino Foschi che riuscì a strapparlo all’Inter, squadra dove sarebbe poi approdato nell’estate mondiale del 2006. Grosso per arrivare a Palermo scese di categoria, visto che gli umbri erano nel massimo campionato, però la sua retrocessione durò solamente sei mesi: il 29 maggio del 2004 aveva anche lui la parrucca rosanero sulla testa per festeggiare la promozione in A del Palermo. La sera del 30 gennaio del 2004 il suo acquisto fu perfezionato in cambio della comproprietà di Franco Brienza e il prestito del rumeno Paul Codrea. «Quelli con Fabio furono anni importanti sfiorammo la Champions. Ha personalità da vendere e già da calciatore era un uomo spogliatoio» . Foschi non fu solo il protagonista del suo arrivo a Palermo, ma anche il direttore sportivo che perfezionò la sua cessione all’Inter prima che iniziassero i Mondiali per 5,5 milioni di euro più il cartellino di Paolo Dellafiore. Quella dell’Inter nei suoi confronti fu una corte spietata. Basti pensare che a dicembre del 2004, dopo i primi mesi in serie A e un bilancio già più che positivo con prestazioni degne di nota, Massimo Moratti era tornato alla carica per colmare lo storico vuoto sulla fascia sinistra nerazzurra. «E vorrà dire che continueranno a rimpiangere Roberto Carlos» fu la risposta di Grosso a chi gli chiedeva di commentare l’interesse dell’Inter nei suoi confronti. Quello era il periodo in cui la maglia azzurra era così lontana che, almeno a parole, Grosso diceva di non pensarci nemmeno. «Non ho mai parlato con Lippi – diceva a dicembre del 2004 – alla Nazionale non ci penso. Voglio solamente fare bene con il Palermo. Cosa mi aspetto dal 2005? Ho un sogno: mantenere il quarto posto in classifica fino alla fine del campionato». Quel sogno, purtroppo per i tifosi del Palermo, non si avverò. Ma per Grosso fu l’inizio di un percorso che lo portò fino all’Olympiastadion di Berlino”. Questo quanto scrive l’edizione odierna de la “Repubblica” che racconta il passato in rosanero di Fabio Grosso.