Repubblica: “Palermo. La vittima del pestaggio sul bus aveva importunato una connazionale. I giustizieri dello Zen: «Non siamo razzisti»”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma su quanto avvenuto nei giorni scorsi sulla linea 619 dell’Amat a Palermo.

Si sono fatti giustizia da sé difendendo una ragazza vittima delle “attenzioni” di un suo connazionale. E rischiando ora semplicemente una denuncia per interruzione di pubblico servizio, a causa dello stop a un autobus. Non è stata un’aggressione razzista, come in un primo tempo si temeva, quella avvenuta venerdì sera, ma una “punizione” per molestie sessuali. È quanto hanno ricostruito gli investigatori del commissariato San Lorenzo che hanno fatto luce sul pestaggio avvenuto venerdì sera su un autobus della linea 619.

Un gruppo di cinque ragazzi dello Zen, alcuni minorenni, si è scagliato contro un ventenne originario dello Sri Lanka per difendere una ragazza, anche lei originaria dello Sri Lanka, molestata dal giovane. Gli investigatori del commissariato San Lorenzo hanno fatto luce sulla vicenda dopo aver sentito per tutta la sera l’autista del bus, la ragazza importunata, la vittima del pestaggio e i cinque ragazzi per ora solo identificati.

Dall’incrocio dei racconti è emersa la molestia del ventenne nei confronti dalla ragazza. Molestia iniziata non appena i due sono saliti sul bus. L’intervento dei cinque ragazzi è avvenuto per mettere fine alla molestia, dopo che la giovane in tutti i modi aveva tentato di fermare il ventenne. I cinque ragazzi non hanno chiamato la polizia né hanno cercato di convincere in modo pacifico il ventenne a non importunare la ragazza: lo hanno subito aggredito e picchiato nell’autobus, davanti a una ventina di altri passeggeri terrorizzati. È a quel punto che l’autista ha dato l’allarme al 112 e sul posto sono intervenute le volanti della questura e del commissariato San Lorenzo. Gli agenti per prima cosa hanno messo in sicurezza gli altri passeggeri, facendoli scendere in piazza San Lorenzo. Poi, vista l’aggressività e le diverse versioni raccontate dai protagonisti, hanno deciso di scortare il mezzo pubblico in commissariato, dove tutti i protagonisti della vicenda sono stati interrogati.