Repubblica: “L’inchiesta sul vecchio Palermo. Soldi della società in pacchi di caffè, bollette e ditta di costruzioni”

“Repubblica.it” si sofferma sull’inchiesta relativa al vecchio Palermo e all’arresto dei fratelli Tuttolomondo.

Ecco quanto riportato:

“Gli ultimi soldi trafugati dalle casse del vecchio Palermo calcio sono finiti in pacchi di caffè, bollette del telefono e altre spese di una società di costruzioni. I fratelli Salvatore e Walter Tuttolomondo non hanno avuto alcuna remora mentre la barca andava giù verso il fallimento. Un rapporto della Guardia di finanza ricostruisce le ultime spese pazze dei due faccendieri che mercoledì scorso sono finiti in carcere per bancarotta. “341 mila euro sono andati dalle casse della U.S. Città di Palermo ai conti della Struttura srl”, hanno scritto i finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo e i colleghi del nucleo di polizia valutaria. “Da quei conti i soldi sono poi transitati o sui conti personali della famiglia Tuttolomondo, prelevati in contanti; o sui conti della Dae Costruzioni e dell’Immobiliare Ponte di Nona e da lì sono andati nelle tasche degli indagati e dei loro familiari, o per coprire i debiti delle due società”.

“Parte dei 341 mila euro sarebbero andati a uno studio di consulenza, che secondo la ricostruzione degli investigatori avrebbe avuto un ruolo nella “ripulitura dei soldi distratti dalla società fallita”.

“Per fare uscire quei soldi dalla casse del Palermo i Tuttolomondo simularono una maxi consulenza alla “Struttura srl”, con la scusa di commissionare un piano di concordato col tribunale. “Un concordato in bianco assolutamente pretestuoso e senza alcuna chance di accoglimento – hanno scritto i magistrati nel provvedimento che ha portato all’arresto – gli indagati sono riusciti ad evitare la nomina di un curatore fallimentare che li avrebbe esautorati dei propri poteri gestori. In questo lasso di tempo che si sono creati, gli indagati hanno potuto portare a termine le proprie condotte predatorie”. Il “puparo”, come lo chiamano i pubblici ministeri, era Salvatore Tuttolomondo, “che non rivestiva e non riveste alcun incarico formale – recita il capo d’accusa – nelle società della galassia Arkus, ma ne controlla di fatto tutte le società”. E “Struttura srl” non era altro che l’ennesima scatola cinese creata dai due faccendieri. “Ricordati di fargli mettere l’insegna fuori dalla porta”, dicevano al telefono”.