Repubblica: “La storia. Il gatto, il pipistrello e quel morbo mai visto che spaventa Arezzo”

L’edizione odierna di “Repubblica” parla dell’ordinanza del sindaco di Arezzo che ha posto l’obbligo dell’uso del guinzaglio per quanto riguarda i cani. Esemplari piccoli e grandi attraversano il cuore afoso della città ben accostati ai loro padroni. «Questa storia del gatto è un gran casino. Se lo lascio libero me lo portano via», sintetizza un uomo guardando il suo bastardino un po’ agitato dalla stretta. La “storia del gatto” è di quelle che al bar devi farti spiegare e rispiegare. Troppo complicata. «Sì, assurda, e poi proprio qui da noi. Chissà come mai», è il commento tra i tavolini della “Bottega di Gnicche”. Un perché però non c’è. È solo un caso se 18 anni dopo la prima e unica volta che è stato isolato al mondo, nel Caucaso, un tipo di lyssavirus parente di quello che provoca la rabbia sia saltato fuori nella città toscana. Per di più in un gattino, un esemplare femmina di 2 anni, di una famiglia che abita nella prima periferia di Arezzo. Subito riunioni tra ministero alla Salute, Istituto superiore alla sanità, Regione Toscana e azienda sanitaria Sud-Est (che copre questa zona della regione), doppia ordinanza del sindaco che obbliga tra l’altro ad usare appunto il guinzaglio per evitare che i cani vadano in giro e si infettino. Quelli trovati liberi verranno sequestrati e isolati per sei mesi. Si teme che la malattia possa colpire altri animali di compagnia e addirittura passare all’uomo come faceva appunto la rabbia finché non è scomparsa, oltre 50 anni fa. «Nessun allarme, il sistema di sorveglianza ha funzionato», dicono dall’associazione veterinari.