Repubblica: “La diversa filosofia del vivaio di rosanero e bergamaschi”

“Palermo e Atalanta, almeno sulla carta, hanno una cosa in comune. Entrambe puntano sui giovani. Però con una differenza. Il Palermo i giovani li va a cercare all’estero, soprattutto tra slavi e ungheresi, e quelli che produce il suo vivaio raramente trovano poi spazio in prima squadra. L’Atalanta, al contrario, i giocatori del presente e del futuro se li costruisce in casa e punta con decisione su quelli che vengono fuori da Zingonia. Per rendere più evidente questa differenza basterà qualche dato. All’inizio della stagione, i giocatori presenti nella rosa e frutto del proprio vivaio, all’Atalanta erano otto. Gagliardini, Sportiello, Caldara, Conti, Grassi, Kessiè, Raimondi e Suagher. Quest’ultimo è ancora alle prese con i postumi dell’infortunio ai legamenti del ginocchio mentre Raimondi, tra l’altro ex rosanero, pur essendo un prodotto del vivaio bergamasco non si può certo considerare un giovane. Venduto Gaglardini all’Inter per 27 milioni e ceduto Sportiello alla Fiorentina, Gasperini li ha subito rimpiazzati con altri due giovani: Bastoni e Malegoni, due classe 1999, che hanno esordito in serie A. Espressione, questi ultimi, di un gruppo che ha in Capone, Mazzini e Latte Lathe giocatori giovanissimi già vicinissimi al grande salto e che negli ultimi anni ha portato all’Atalanta plusvalenze per ol
tre 70 milioni di euro. Nel Palermo, invece, i prodotti del vivaio pronti per la serie A erano Pezzella, Lo Faso e Bentivegna. Il primo ha conquistato solo di recente un posto fisso in prima squadra. Il secondo, dopo il buon esordio stagionale con il Milan e un altro paio di apparizioni, è scivolato nel dimenticatoio. Il terzo a gennaio è stato ceduto all’Ascoli. «Quello dell’Atalanta è un lavoro che va avanti da parecchi anni – dice Manuel Gerolin, osservatore ed ex direttore sportivo del Palermo – Vive di vivaio, ha un settore giovanile storico e ha sempre fatto così. A Palermo questa politica è stata adottata solo da qualche tempo». La differenza la fa la continuità di lavoro negli anni. «A Bergamo – spiega Giorgio Perinetti, diesse del Venezia ed ex dirigente del Palermo – La continuità del progetto giovani non è legata ai direttori sportivi o ai responsabili di settore. Cambiano dirigenti e presidenti, ma il lavoro sui giovani è sempre lo stesso. Io per tre volte sono stato a Palermo e ho sempre cercato di dare un’identità, poi quando andavo via si ripartiva da zero. Zamparini mi diceva che non serve fare settore giovanile a Palermo; io gli rispondevo che questi erano consigli di chi gli voleva fare comprare giocatori all’estero». Due modi di vedere le cose in maniera diametralmente opposta. Il Palermo, che pure ha vinto lo scudetto di categoria e lo scorso anno ha perso la finale del Viareggio contro la Juventus, ha un vivaio che produce calciatori sui quali però la società raramente decide poi di puntare. Per il suo vivaio l’Atalanta spende 5,3 milioni di euro l’anno mentre il Palermo nelle ultimi quattro stagioni ha investito due milioni di euro. Quest’anno, però, la società rosanero ha deciso di non partecipare al torneo di Viareggio che nella passata edizione ha messo in mostra il gruppo creato da Baccin e allenato da Bosi. Il gruppo di La Gumina, Lo Faso, Marson, Toscano, Punzi, Giuliano e Pezzella. Di questi solo Pezzella e Lo Faso hanno giocato poi in A. La Gumina è andato alla Ternana, Toscano al Siracusa mentre Marson, Giuliano e Punzi sono in rosa ma ai margini della prima squadra. Il paragone con Zingonia è poco praticabile. Lo dicono anche i numeri. Quelli dei milioni spesi, ma anche quelli dei giocatori tesserati. L’Atalanta conta 313 giocatori dei quali 270 sono italiani e 43 stranieri. Il Palermo, invece, compresi gli Under 12 e il settore femminile, ha 233 tesserati di cui solo 6 sono stranieri”. Questo quanto si legge su “La Repubblica”.