Repubblica: “Di Mariano: «Mi manda zio Totò Schillaci». L’attaccante del Novara che sabato sarà di scena al «Barbera»”

“Suo zio gli ha detto che ci sarà anche lui sabato al “Barbera” per vederlo giocare. Francesco Di Mariano, oltre al biglietto per lo zio Totò Schillaci, ne ha preparati in totale una ventina fra quelli messi a disposizione dal club e gli altri che è pronto a comprare per sistemare tutta la famiglia in tribuna. Per Di Mariano, attaccante del Novara, quella contro il Palermo non sarà una partita come le altre per mille motivi. Dal primo, lui palermitano contro la squadra della sua città, fino all’ultimo, lui in campo davanti alla sua famiglia e per la prima volta davanti allo zio Totò che non lo ha mai visto dal vivo, tutti sono buoni motivi per dimostrare che lui è un giocatore lasciato andare troppo in fretta dalla Roma e dal campionato di serie A. Dalla sua parte Di Mariano ha l’età, 21 anni, e la fiducia di una squadra, il Novara, che l’anno scorso ha deciso di investire sul suo cartellino versando nelle casse della Roma 350 mila euro, ingaggiandolo a titolo definitivo. Lui ha già iniziato a scaldare i motori in vista della partita di sabato e nell’ultimo turno di campionato ha segnato il gol vittoria per il suo Novara sul campo del Brescia. Il gol, del resto, è proprio una questione di famiglia. Nel suo dna ci sono i geni Schillaci. Lui è figlio di Rosalia, sorella del capocannoniere dei mondiali di Italia ’90. Quando lo zio faceva impazzire l’Italia intera lui aveva da poco compiuto sei anni. Ma non ricorda un granché delle notti magiche. A dirgli chi era Schillaci sono stati i video su Youtube. «La parentela non è affatto un peso – ha detto Di Mariano a Repubblica qualche giorno fa – Io sono andato via da Palermo quando avevo 13 anni, lui è molto schivo. Non è uno che dà consigli, però mi ha sorpreso quando mi ha telefonato dopo il gol segnato al Cittadella. Mi ha fatto i complimenti e mi ha detto di essere me stesso in campo. Di tentare la giocata senza avere paura di sbagliare e di prendermi qualche rischio». Ma senza avere la frenesia di dimostrare qualcosa a qualcuno. Un suggerimento che continua a dargli anche il suo agente, palermitano anche lui, Beppe Accardi. Oggi pensa solamente a essere un professionista esemplare, uno che gioca semplice proprio come gli diceva Totti a Trigoria in allenamento. Qualcuno nella stanza dei bottoni giallorossa deve avere deciso che non poteva fare al caso della Roma e lo ha lasciato partire. E pensare che Walter Sabatini era riuscito a portarlo in giallorosso dopo un lunghissimo inseguimento. Lo teneva d’occhio già quando era alla Lazio e poi anche quando divenne direttore sportivo del Palermo e Di Mariano giocava ancora nella sua città, proprio nella scuola calcio “Louis Ribolla” dello zio Totò in via Leonardo Da Vinci. Lui fra i rosanero, con la paura di avere troppe distrazioni, e il Lecce, pensando di fare esperienza lontano da casa, scelse il salento. Poi il lungo corteggiamento di Sabatini è andato a segno e con la Roma ha messo insieme otto panchine in prima squadra con Rudi Garcia. Un po’ per la fretta da parte sua di arrivare in prima squadra, un po’ perché in fin dei conti a Roma non avrebbe trovato spazio subito dopo 52 presenze e 19 gol nella Primavera giallorossa, è arrivata la scelta di provare a camminare da solo fino a Novara (passando prima per Ancona e Monopoli). L’anno scorso 16 presenze, un gol e un assist; quest’anno è già a quota due gol in nove partite”. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “La Repubblica”.