“Christian Langella: «La mia missione è portare i rosa in A»”

L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta le dichiarazioni di Christian Langella, centrocampista del Palermo: «Ci sono molte similitudini fra Bari e Palermo – dice la mezzala rosanero – sono due piazze importanti che hanno avuto un fallimento e che sono chiamate a ripartire subito per tornare fra i grandi. Non c’entrano nulla con la categoria». Langella, sembrerebbe che lei non riesca a rimanere fra i professionisti. Come mai? «A Pisa ho fatto l’esordio in C a 17 anni, l’anno dopo avrei rischiato di trovare poco spazio e ho deciso di andare a Bari. Lì tutto è andato bene e abbiamo vinto il campionato. Quest’anno ha chiamato il Palermo e mi sono detto che sarebbe stata una bella opportunità da sfruttare. È stata una scelta voluta, non un passo indietro. Ero in ritiro con il Pisa, che è ancora la proprietaria del mio cartellino, quando mi è arrivata la telefonata dal Palermo mi sono detto “andiamo”». Pensa di rimanere legato al Pisa o punta alla scalata fra i professionisti in rosanero? «Mi piacerebbe riuscire a fare la scalata con il Palermo, ma ci penseremo a fine campionato. Penso a crescere e giocare il più possibile, a fare bene e vincere il campionato». Come ha cominciato a giocare? «Avevo quattro anni e andavo in una scuola calcio a Pisa che era proprio vicino casa mia. Poi a nove anni mi ha notato l’Empoli e ho fatto il settore giovanile lì per sette anni. Dopo Empoli sono andato al Pisa in cui ho fatto un anno di Under 17, metà anno di Berretti e metà anno con la prima squadra. Poi l’anno scorso a Bari». Come trascorre il suo tempo libero? «Qui a Palermo ho legato con tutti gli Under, capita che usciamo tutti insieme con la nostra guida Alberto Pelagotti che ci porta sempre con lui come se fossimo suoi figli (cita una foto su Instagram davanti al Teatro Massimo in cui il portiere scrive “I miei figli” indicando il gruppo di under, ndr). Ho legato anche con Andrea Accardi e gli altri grandi. Però sono un tipo casalingo e mi piace riposare dopo gli allenamenti». A casa più Netflix o Playstation? «Sia l’una che l’altra. La mia serie tv preferita è Prison Break, ma le vedo tutte: La casa di carta, Suburra. Me le godo quest’anno perché l’anno prossimo mi iscriverò all’università e ci sarà meno tempo per altro. Mi iscriverò online perché per gli impegni sportivi frequentare è quasi impossibile. Sono arrivato a questa conclusione l’anno scorso quando ho fatto gli esami di maturità da privatista alla scuola pubblica dove ero iscritto a Pisa. Frequentare a Bari era impossibile». Cosa le rimane del suo esame di maturità? «L’ansia del giorno prima e l’emozione del momento. Mi sono divertito in quei giorni. E di quegli incubi di cui si parla dopo la maturità nemmeno l’ombra. Ero sereno. Mi è rimasto anche il ricordo delle ore passate a studiare in ritiro a Bari». Che percorso di studi pensa di seguire? «Ho fatto il liceo scientifico a indirizzo sportivo e conto di iscrivermi in Scienze motorie». Che vuole fare da grande? «Potrei fare il dirigente sportivo o l’allenatore. Ma per il momento penso a giocare e che è meglio avere un salvagente, il classico pezzo di carta. Nel calcio non si sa mai, alla fine è meglio crearsi una seconda opzione». Cosa ha visto di Palermo? «Non molto, sono stato in via Libertà e nella zona del Teatro Massimo. Però ho notato che Bari e Palermo sono due città simili. Forse meglio Palermo per il clima, a Bari c’era sempre vento. Qui invece è sempre bello e c’è sempre il sole». Che rapporto ha con il mare? «Bellissimo, vengo da una famiglia abituata a vivere sul mare. I miei genitori sono di Napoli e in vacanza andiamo solo al mare: il posto più bello che ho visto è Sharm el Sheikh. Non ho mai fatto una vacanza in montagna». Che rapporto ha con la sua famiglia? «Molto stretto e bello. Mio padre ha una pizzeria in centro a Pisa. Mia madre Pina è casalinga, mi preparava da mangiare quando andavo a giocare a Empoli e per fare in tempo mi portavo la pasta che mangiavo in stazione. Mio fratello Manuel ha fatto il mio stesso percorso, gioca a calcio, centrocampista, è del Pisa, ma è più piccolo di me di tre anni». Come vive la staffetta con Kraja? «Siamo sereni, alla fine è una sfida che ci fa crescere. L’allenatore fa le scelte e chi gioca fa il suo meglio. Siamo amici, scherziamo. Gli altri ci prendono un po’ in giro, ma siamo quasi sempre insieme, ceniamo insieme, la viviamo bene». C’è un allenatore al quale è più legato? «Michele Pazienza, l’ho avuto a Pisa. Era il mio allenatore alla Berretti, poi il tecnico della prima squadra Carmine Gautieri fu esonerato e lui fu promosso portandomi con sé. Mi ha fatto esordire in C, siamo ancora molto legati, ci sentiamo spesso». Da chi le piacerebbe essere allenato? «Maurizio Sarri, anche se è andato alla Juventus e io tifo Napoli». Il suo idolo? «Hamsik, da sempre. Ho la sua maglia incorniciata sopra il letto». Come nasce il paragone con Joao Felix? «È stato uno scherzo di Fallani in ritiro, è nato più per una somiglianza fisica che altro. Ci scherziamo su».