Repubblica: “Borja: «Non rifarei il calciatore ora mi godo tifosi e spogliatoi»”

L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta un’intervista a Borja Valero.

Dalla finale di Europa League con l’Inter alle gioie con la maglia viola cucita addosso. Borja Valero è il grande doppio ex della sfida di questa sera al Franchi. Nella sua seconda vita da calciatore veste la casacca di un club di Promozione.

«A giugno avevo pensato di smettere. Poi però è arrivato il Centro Storico Lebowski». Il calcio del popolo, in mano ai tifosi. I soci che guidano il club, le spese sostenute dall’autofinanziamento. Borja si è rimesso gli scarpini e domenica ha giocato col 20 sulle spalle. «È stata una bella emozione. Vedere tantissima gente allo stadio che canta e che ti sostiene anche dopo una sconfitta. La parte migliore di questo sport».

E quella peggiore, qual è?

«Penso ad alcuni procuratori.
Quando sei un ragazzino ti circondano di tante belle parole. Tu sei giovane, non ci capisci molto e ti affidi a loro. Qualcuno lo fa nel modo giusto ma qualcuno pensa solo a sé stesso e non pensa mai al giocatore. È la parte cattiva di quel mondo».

Come ha vissuto gli inizi, Borja Valero?
«Facendo tantissimi sacrifici durante tutta la gioventù. È stata una crescita calcistica stressante. Il distacco dalle amicizie, la competizione interna per prenderti il posto da titolare. A dodici anni ti muovi come se fossi un professionista, senza esserlo però. Ho vissuto l’adolescenza in altro modo e mi è mancato qualche pezzettino di vita: le amicizie, i primi amori. Ma ho avuto la fortuna di arrivare e quando ho esordito con la maglia del Real, ho capito che si era chiuso un cerchio. Un’emozione unica».

Rifarebbe il calciatore?
«Se ripenso a quel momento, sì.
Impazzivo per il calcio. Forse però adesso non lo rifarei. Non so se merita. Ho una bella vita, grazie al calcio. Ma forse avrei potuto averla anche senza fare il calciatore. Ho avuto molti momenti che mi sono goduto. L’esordio col Real, quello con la nazionale spagnola. Il 4-2 alla Juventus con la Fiorentina. Ricordo i boati dello stadio agli ultimi due gol, sono sempre nella mia mente. Il calcio è molto più grande di quel che si vede in tv, però».

Cioè?
«Ci sono stati anche dei periodi brutti. Come le critiche, che un giocatore avverte sulla sua pelle. Dai tutto te stesso ma ti criticano. Non è facile».