Repubblica: “Andrea Silipo: «Inseguo in rosa il sogno che coltivo sin da bambino»”

L’edizione odierna di “Repubblica” riporta un’intervista realizzata al giovane talento classe 2001 del Palermo Andrea Silipo. Il cognome non è proprio l’unica cosa che hanno in comune: Andrea e Fausto Silipo condividono anche il fatto di avere segnato entrambi all’esordio in maglia rosanero. Fausto, classe 1949 e Andrea, 2001: 52 anni di distanza fra un vagito e l’altro, 42, invece, fra una rete e l’altra. «In molti mi hanno chiesto se conosco Fausto Silipo – dice Andrea Silipo – ma non ho avuto il piacere di conoscerlo. Ho visto che Fausto è stato un ex giocatore importante del Palermo e che è stato molto ben visto dai tifosi. Ma non abbiamo alcun legame di parentela». Andrea Silipo, contro il Marsala la sua prima rete con corsa sotto la curva. Che emozione è stata? «Ho provato un cross morbido e alla fine la palla è entrata in porta, è venuto fuori pure un bel gol. Non ho capito più nulla, ho tolto la maglia e ho iniziato a correre verso la curva. Mi avevano parlato del calore del “Barbera”, ma il boato mi ha fatto un certo effetto». Per lei che viene dalla Primavera il Palermo è il battesimo con il calcio dei grandi? «Per certi versi sì. Ed è un passo in più verso il mio obiettivo. Ho iniziato a 7 anni a giocare e sin da subito il mio sogno è stato quello di diventare calciatore. Insieme ai miei genitori abbiamo fatto tanti sacrifici e il mio obiettivo resta diventare un giocatore importante. Il calcio per me è tutto».
Palermo è la sua prima esperienza fuori da casa, come la sta vivendo? «Lontano da casa sto provando la vita da calciatore vero. All’inizio pensi che potrebbe essere complicato, che ti mancherà la famiglia e gli amici. Mi sto trovando bene anche per come sono stato accolto». Con chi vive? «Con Rizzo Pinna, Kraja e Peretti. Ogni tanto facciamo qualche torneo di Fifa alla playstation oppure guardo molte serie tv, l’ultima che ho visto è “Vis a vis. Il prezzo del riscatto”. Per mangiare ognuno bada a sé stesso, ma se siamo tutti insieme ci organizziamo per una cena unica». La Roma l’ha guidata verso il calcio dei grandi. Che ambiente ha vissuto a Trigoria?
«Nella Roma sono stato bene, posso dire che mi ha cresciuto sin da piccolo. Ho iniziato a sette anni vicino casa nella Racing Club la società di Sandro Tovalieri, poi ho fatto due anni nel settore giovanile della Lazio, quindi sono arrivato alla Roma. In giallorosso mi sono trovato bene e non solo perché sono romanista. Nel settore giovanile è tutto molto diverso, le persone ti controllano di più, hai tutto già pronto, pensano a tutto i componenti dei vari staff. Qui a Palermo sono entrato nel mondo dei grandi e nel calcio vero ed è tutto diverso. Devi fare le cose da solo, pensare a te stesso. Comincio a sentirmi un calciatore vero». A Trigoria qualcuno dei grandi le ha dato qualche consiglio che porta con sé? «Se sei romanista e giochi nella Roma lavorare a Trigoria è il massimo. Stai a contatto con i giocatori, impari anche solamente guardando e camminando accanto ai calciatori più grandi. In molti mi hanno dato consigli, Kolarov quando ogni tanto mi allenavo con la prima squadra mi diceva come muovermi, suggerimenti che sono preziosi e poi rimangono. L’unica cosa che mi manca, e che mi sarebbe piaciuto tantissimo fare, è anche un solo allenamento con Totti. Ci siamo incontrati, ci siamo fatti una foto, ma niente di più». A proposito di studi, che rapporto ha con i libri? «Dal primo superiore fino al quinto anno ho frequentato il liceo scientifico sportivo a Trigoria. Era una classe distaccata dell’Istituto scolastico internazionale “Giovanni Paolo II”. Ho lasciato a metà anno per venire qui a Palermo. Quest’anno dovrei sostenere la maturità, ma sto cercando di capire se posso trasferirmi in un istituto qui in città perché non posso rimanere iscritto a Trigoria e presentarmi da esterno. Voglio comunque completare gli studi». C’è un allenatore che le ha insegnato qualcosa più degli altri? «Quando ero con l’under 17 della Roma avevo come allenatore Francesco Baldini, lui mi ha dato molto. Poi è andato alla Primavera della Juventus e quest’anno ha fatto un’esperienza a Trapani che non gli è andata benissimo. Lui mi ha fatto crescere tantissimo». C’è un giocatore al quale si ispira? «Il mio idolo è Messi, è il top per tutto: per come gioca, per il suo modo di stare in campo. Ad oggi per me non c’è nessuno come lui». Che rapporto ha con il cibo? «Mi piace mangiare e assaggiare tutto. Qui a Palermo ho assaggiato tutte le specialità. Anche le stigghiole, quelle le ho assaggiate quando siamo andati a pranzare tutti insieme con Pergolizzi a Monreale». È l’unico che gioca a calcio in famiglia? «I miei zii e mio padre hanno giocato, ma non ad alto livello. Sono l’unico che ha preso la strada del pallone. In famiglia tutti fanno il tifo per me. Mio padre Gerardo era con mia madre Katia e la mia fidanzata Elisa al “Barbera” per l’esordio e poi praticamente tutta la famiglia, quattordici persone, mi hanno seguito in trasferta sul campo del San Tommaso».