Reggina, Cardona: «Possiamo dare tanto al calcio nazionale ed Europeo. Sogno di portare un grande campione a Reggio»

Il Presidente della Reggina Marcello Cardona è intervenuto a “Helbiz Live”, rilasciando una lunga intervista.

Ecco le sue parole:

«Proprio qui in questo stadio abbiamo fatto la conferenza di presentazione con la proprietà Saladini. E’ stata un’emozione inaspettata perché non pensavo che l’imprenditore Saladini volesse un Presidente con il mio pedigree. Sono stato un po’ titubante, ma poi travolto dall’emozione nascitura. La possibilità di fare qualcosa per Reggio e la Reggina è stata molto più forte e quindi ci siamo cimentati in questa impresa ed oggi sono contento e felice. La squadra gioca molto bene, siamo soddisfatti e riusciamo ad avere attorno a noi tanto affetto ed attenzione, abbiamo creato una credibilità sportiva: erano, sono e saranno questi gli obiettivi. Parlando con Inzaghi, dicevo che dobbiamo essere tutti molto onesti: la B è difficile e lunga e poi quest’anno ci sono squadre attrezzate. Dopo la giornata dell’1 aprile mancheranno 8 turni alla fine del campionato e lì dovremo dire dove siamo e dove vogliamo andare. Io ho sempre detto, nelle interviste, che la Reggina ha una peculiarità importante, credo anche rispetto alle altre compagini: che dalla partita di Coppa Italia a Genova esprime un certo gioco, una certa coerenza tattica, a volte in modo vistoso e in altre meno, un gioco costante, d’insieme. Abbiamo vinto partite importanti senza snaturare la mentalità della società: far divertire, attaccando, giocando, segnando. Io vedo una squadra che sta seguendo un percorso tecnico-tattico virtuoso e questo ci rende contenti e felici. A me piace, della nostra squadra, la coesione. Ascriviamo allo staff e all’allenatore il merito di questo, la voglia di fare e lavorare insieme. Se per gli obiettivi di campo l’imperativo è volare basso, per quelli a medio-lungo termine Cardona non si pone limiti, pur restando umile: “dove dovremmo collocare Reggio tra le piazze italiane? Nel tempo può ambire ad avere una piazza importante, ma non solo dal punto di vista del campionato, bensì trovando collocazione tra quelle squadre europee che fanno calcio con dei risultati e una visibilità stabile. Reggio è una città importante dal punto di vista geografico, ha già assaporato la Serie A ma è una piazza che può dare tanto al calcio nazionale e, perché no, anche a quello…” (non lo dice, ma fa riferimento al calcio europeo). E all’interno di questo si inserisce l’idea sul nuovo Granillo: “un luogo per l’intera comunità, per vivere la partita dalla mattina, come punto di riferimento per le attività sportive della Provincia. La nostra società, d’intesa col Comune, sta dialogando perché pensiamo che il Granillo debba essere un punto di riferimento importante innanzitutto per i reggini. I tifosi sono affettuosi. Non vado molto sui social, però mi hanno riferito che hanno detto: ‘siamo felici per come ci ha salutato a Venezia dal vaporetto’. Il rapporto importante deve essere però con la Reggina, perché gli uomini passano e la Reggina resta».

«Un campione che sognerei di portare qui? Tutti i campioni importanti sono il sogno di tutti vederli giocare nella propria squadra. Io ho però un sogno particolare: veder crescere un giovane calciatore nato a Reggio Calabria giocare nella Reggina, affermarsi e diventare campione con la Reggina. E’ già successo, perché nei nostri settori giovanili ne abbiamo avuti negli anni, cito ad esempio Perrotta. Il mio sogno è quindi vedere in questo stadio un grande campione giocare per la Reggina. Inzaghi? Volevamo dare una consecutio a quanto accaduto l’anno scorso, con la salvezza ottenuta con un buon allenatore. Poi durante la campagna acquisti sono venute meno certe prerogative da parte di entrambi. Venute meno queste si è pensato di dare una impronta importante, una forma mentis che volevamo si realizzasse dentro la nostra società. Così con Saladini abbiamo deciso di individuare colui che nella piazza era libero in quel momento e che secondo noi era il meglio o uno dei migliori. In Pippo Inzaghi non abbiamo guardato solo il suo curriculum, che parla da sé, ma il suo modo d’essere, dedito a fare l’allenatore, alla preparazione, alla cura personale, all’aspetto psicologico. Abbiamo visto in lui, anche con grande umiltà da parte nostra, colui che poteva darci una mano in alcune situazioni societarie, per migliorarle. Avere uno con quelle capacità è per noi un valore aggiunto, ci serve per guardare tutto l’aspetto societario in un certo modo».