Polemiche dopo festeggiamenti azzurri: “Per il calcio non c’è il covid? In Italia cultura di serie B”

A pochi giorni dall’Italia campione d’Europa c’è chi non ha digerito i grandi festeggiamenti fatti dai tifosi in tutto il paese senza limitazioni o rispetto delle norme anti-covid. Nel mirino soprattutto è finita la sfilata della squadra di Mancini per le vie di Roma.

Ad aver aizzato la polemica è stato Enrico Melozzi, noto compositore e direttore d’orchestra il quale, intervenuto ad “Abruzzoweb” si è detto indignato per la disparità di trattamento tra il mondo dello sport e quello dello spettacolo.

Ecco alcune sue dichiarazioni:

“Mi ha fatto male vedere i giocatori della nazionale italiana, gli eroi di Wembley e che dovrebbero dare l’esempio, incitare invece con il megafono a cantare a squarciagola migliaia di persone assiepate lungo le strade di Roma, senza nessuna precauzione anti-contagio. Passando in autobus davanti ad un teatro dove vige l’obbligo della mascherina, anche per i cantanti, prima e dopo l’esibizione, e i posti sono drammaticamente limitati. Mentre il grande violoncellista Giovanni Sollima, per la prima mondiale della sua opera al Ravenna festival, è stato obbligato a ridurre il  coro da 80 a 20 elementi. Però Chiellini sopra l’autobus ha potuto liberamente incitare a cantare 12mila persone”.

“Noi le regole le rispettiamo, e ci mancherebbe altro – afferma Melozzi -, del resto non ci sono nuovi decreti rispetto a quelli usciti ad ottobre, in occasione seconda ondata, e che impongono il distanziamento fisico, l’obbligo delle mascherine, sia per il pubblico, ma anche per attori e cantanti quando non sono in scena, e soprattutto dispongono la limitazione dei posti a sedere nei luoghi chiusi e limiti anche negli spazi aperti, in ogni caso non più di 1.000 persone, sempre se ci sia lo spazio sufficiente. È chiaro che diventa impossibile organizzare uno spettacolo che costa 10.000 euro, se sai che con pochi biglietti da vendere, incasserai nemmeno un quarto di quanto speso…”

“Mi chiedo cosa abbiamo vinto noi cittadini con questa coppa Europea, al netto dei momenti di gioia e soddisfazione. In concreto direi proprio nulla. Se si vuole far ripartire per davvero questo Paese io ritengo che si debba investire anche e soprattutto sulla scuola e sulla cultura, sull’educazione alle arti e alla bellezza, che sono il dna dell’Italia e della sua storia millenaria. E poi ovviamente non si può prescindere dalla dignità che deve essere data al lavoro, e non mi riferisco ovviamente solo ai bistrattati operatori dello spettacolo”.