Pippo Maniero: «Io, col cuore diviso tra Padova e Palermo»

L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta un’intervista a Pippo Maniero il quale si è espresso su Padova-Palermo.

A dieci chilometri da Legnaro, dove è nato e vive, il suo primo amore quello che non si scorda mai: il Padova. A quasi millequattrocento, uno dei ricordi più belli con i colori rosanero. Pippo Maniero, come divide il suo cuore alla vigilia della prima finale?

«Brutto da dire, ma non avrei voluto godermela così, perché non so veramente per chi tifare. Sono padovano ed è logico che la bilancia penda un pochino dalla parte veneta, ma è innegabile che vorrei rivedere il Palermo dei miei tempi: in B e con un piede nel calcio dei campioni».

Parliamo del Padova. «Quindici anni con i biancoscudati e la promozione in A. Tifavo Milan ed ero innamorato di Van Basten. Ho avuto poi la fortuna con l’Atalanta di esordire in A proprio contro quel Milan». Di contatti famosi ne ha avuti a decine. «Ho condiviso lo spogliatoio con Del Piero, Baggio, Roberto Mancini, Cannavaro, Seedorf, Mihajlovic, Buffon, Thuram perfino con Weah, Maldini, Boban, Donadoni nel Milan di Berlusconi: la favola del bambino che diventa realtà. Idoli che mi sembravano inavvicinabili».

E con tante illustri conoscenze come mai allena a Legnaro e dintorni? «Quando giocavo, se avevo un giorno libero, tornavo a casa, alle radici. Le mie Champions sono le vittorie in Promozione e Prima categoria con San Martino e Aurora Legnaro. Nelmio piccolo sono vincente. La mente non accetta altre cose».

Ma come mantiene la famiglia? «Con quello che ho guadagnato e penso sia anche un piccolo miracolo. Ho gestito il futuro nel migliore dei modi. Non ho altre attività, la pensione la prenderò tra cinque anni. Mia moglie Elisa è del posto e ci conosciamo da sempre. I due figli, Andrea 25 anni e Riccardo 13, giocano nella squadra del paese, il più grande tra i titolari, l’altro nei pulcini». E quest’anno? «Allenerò il Due Stelle di Brugine in Prima categoria, nove minuti di strada. Mi diverte e non cambio idea».

Nel Venezia di Zamparini ha avuto come allenatore anche Francesco Oddo… «Il figlio è appunto l’attuale tecnico del Padova, guarda quante coincidenze! Massimo l’ho conosciuto solo come avversario. Francesco fu ingaggiato dopo tre cambi e fece la fine degli altri. Con Zamparini …».

Super Pippo, ultimo colpo del famoso travaso di calciatori dal Venezia al Palermo. «Come dimenticare? Ero in ritiro a Pergine; i miei futuri compagni a Longarone a 125 chilometri di distanza: dopo una settimana mi ritrovai con un’altra maglia. Non solo io, ma mezzo Venezia. E l’allenatore Glerean. Episodio unico nel suo genere. A Zamparini non si poteva dire di no. È stato anche per riconoscenza. Mi diedero la fascia di capitano. Rifiutare significava rinnegare chi mi aveva dato tutto».

Partenza fulminante, sette gol in dieci partite…«E diecimila spettatori al primo allenamento…Un’annata esaltante anche se, con la sconfitta di Lecce, non riuscimmo ad andare in A. Ma al ritorno in aeroporto i tifosi ci aspettavano per ringraziarci. Questa è Palermo».

Chi vincerà domenica? Andrà allo stadio? «Ancora non lo so. Se il Padova non riuscirà a segnare qualche gol, la vedo dura. I rosa con la spinta dei 35mila saranno imbattibili. Le persone sono vicine al campo, ne senti la passione. Palermo insegue la sua storia. Credetemi sono in confusione. Vinca chi merita».