Percassi & Pagliuca: «Dea come i Celtics. Sarà un’ambizione giocare per noi»

BERGAMO, ITALY - NOVEMBER 30: Atalanta players celebrate at the of the the Serie A football match between Atalanta and Venezia on November 30, 2021 at Gewiss Stadium in Bergamo, Italy. (Photo by Stefano Nicoli/Speed Media/Icon Sportswire via Getty Images)

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sull’Atalanta attraverso le parole di Percassi e Pagliuca.

La partita perfetta anche per lui. «Ho visto live il 4-0 alla Sampdoria. A molti piacciono le partite tirate, io preferisco se si vince facile. Mi emoziono troppo: quando tirano gli avversari mi accorgo di essere sull’orlo della sedia». Non è la prima partita dell’Atalanta che Stephen Pagliuca guarda da Boston. Racconta Luca Bassi, managing director di Bain Capital e suo consulente nella trattativa con i Percassi, che «Steve manda molti sms durante le partite. L’unica che non vide fu quella con la Juve, era in contemporanea con i Celtics e io lo prendevo in giro perché erano sotto di 20 con gli Atlanta Hawks e l’Atalanta vinceva…». Il tifo per la Dea era ancora un progetto da firmare, oggi Pagliuca e Antonio Percassi «firmano» per un’Atalanta sempre più competitiva, grazie alla loro partnership. E la raccontano per la prima volta.

L’intesa. Tutto cominciò dopo Atalanta-United. Antonio Percassi: «E’ stato un altro atto d’amore per l’Atalanta, che è nel mio cuore, in quello della mia famiglia, dei tifosi e di Bergamo. Ho visto in Steve Pagliuca la mia stessa passione e ambizione, anche lui come me ha un passato nello sport praticato, anche lui con i Boston Celtics ha avuto l’esperienza di una gestione di successo. Il forte legame Atalanta-Bergamo e i risultati sportivi ed economici raggiunti sono stati alla base della sua proposta di entrare in società, per far crescere la Dea».

Stephen Pagliuca: «Da anni ci stavamo interessando alla Serie A. Ho incontrato i Percassi attraverso Luca Bassi, un mio partner in Bain Capital, cinque-sei mesi fa: siamo venuti a Bergamo per Atalanta-Manchester United, abbiamo cenato con loro e capito subito di avere la stessa passione e visione dello sport. Che il modello Atalanta è vincente perché ha una base forte e una cultura sportiva. Noi sappiamo di essere i custodi della squadra, che appartiene ai tifosi quanto alla proprietà. Cercavamo questo e da quella sera abbiamo iniziato a parlare».

Dea-Celtics. Due club come una religione. Stephen Pagliuca: «La mia famiglia d’origine partì per l’America negli anni Venti, da un paesino di montagna in Basilicata, Muro Lucano. Anche Bergamo è molto legata ai suoi monti, mi sentirò come a casa… Battute a parte, Boston è storicamente legata ai Celtics come Bergamo all’Atalanta: sappiamo quanto sia importante per tutta l’area geografica e che buona parte del successo dell’Atalanta sta nel grande supporto della sua gente. Per noi questo è un onore. Ho sentito un feeling simile a quando nel 2003 comprammo i Celtics: i club come una religione in città. Me ne sono accorto appena entrato al Gewiss: come al Boston Garden o al Fenway Park (lo stadio di baseball cittadino) , la stessa sensazione di calore, lo stesso senso di intimità in un impianto da 24.000 posti, tifosi che sono con te anche da 40-50 anni. E’ speciale quando entri allo stadio e senti che hai tutta la città con te. Ora dovrò lavorare un po’ sulla mia voce e sull’italiano…».

Antonio Percassi: «I modelli Boston Celtics e Atalanta per alcune cose sono quasi identici e noi a Boston siamo particolarmente affezionati: più di trent’anni fa abbiamo aperto lì il primo negozio Benetton e la sera dell’inaugurazione andammo a vedere la partita al Garden, giocava Larry Bird. Per il modo di vivere lo sport erano già avanti anni luce, ma quella sera è stato come respirare un po’ di “bergamaschità” a Boston. E a chi dice che questa operazione la farà perdere, rispondo che ci siamo interrogati sul futuro della squadra con lo stesso amore e responsabilità con cui lo stanno facendo la città e i tifosi. E che le radici bergamasche non sono mai state in discussione: anzi, proprio questi valori condivisi hanno trasformato il primo contatto con Pagliuca in una partnership».

La gestione. Crescita del marchio a livello mondiale. Antonio Percassi: «E’ da tempo che c’è grande interesse per l’Atalanta, siamo stati corteggiati a lungo, ma siamo convinti che scegliere soci disposti a lasciarci la gestione sportiva del club, senza pretendere di rilevare l’intera quota come altri, sia stata la cosa più giusta e più seria: i migliori partner con cui guardare al futuro. Abbiamo raggiunto risultati oggettivamente sorprendenti ma ora è importante sviluppare tutti quegli aspetti che vanno oltre il rendimento della squadra: contando sull’aiuto di un’esperienza vincente negli Usa come quella dei Boston Celtics».

Stephen Pagliuca: «Verrò a Bergamo il più spesso possibile, la prima volta nelle prossime settimane, spero ad aprile: città splendida, dovrò solo cercare di perdere un po’ di peso prima, visto che si mangia così bene… Sarò sempre a stretto contatto con la squadra manageriale: nei Celtics il nostro modello è sempre stato improntato sulla leadership e la stabilità del management, la pazienza, il focalizzarsi sui tifosi. A Boston in vent’anni abbiamo avuto lo stesso presidente e general manager, Danny Ainge, e solo tre tecnici: Doc Rivers è stato con noi nove anni, prima di andare ai Clippers nel 2013. Quando ad aprile, con l’ok della Federazione, sarà ratificata l’ufficialità dell’accordo di partnership, daremo dettagli sui nomi dei soci che mi accompagneranno in questa avventura. Ma nei Percassi abbiamo dei leader fantastici e il progetto non comporta nessuna svolta epocale proprio perché prevede che si continuino a fare le cose come sono state fatte sinora. Dunque costruire una grande squadra e vincere il più possibile continuando a sviluppare talenti, facendo crescere il settore giovanile: Antonio e Luca hanno fatto un grande lavoro per il suo sviluppo e ogni anno l’Atalanta può raccoglierne i frutti, ritrovandosi in casa ottimi giocatori. Noi possiamo aiutare il brand Atalanta a crescere a livello mondiale: è un club storico e dovremo cercare di farlo conoscere ancora di più globalmente, allargando la base dei tifosi oltre i confini italiani».

Le prospettive. Un’evoluzione non un’era diversa. Stephen Pagliuca: «La cosa che conta di più, anzi l’unica, è vincere il più possibile e fare dell’Atalanta una squadra ideale per giocatori e tifosi: essere al servizio dei tifosi significa mettere in campo una squadra vincente. Una squadra dove i giocatori vogliono venire a giocare. Oppure, un po’ come accade con i Celtics, dove vogliono tornare: per i Percassi, i tifosi, l’onore di vestire questa maglia e rappresentare questa città. E’ un modello che può durare nel tempo e che può far nascere solo cose buone. Avere successo in campo significa avere un successo a lungo termine anche a livello societario, non solo sportivo».

Antonio Percassi: «Dire “L’Atalanta deve pensare anzitutto a salvarsi” non porta così male, quindi lo ripeterò per tutta la vita… Però serviva un salto di qualità, dunque un partner forte: le disponibilità economiche sono determinanti nei rapporti di forza con club che hanno più tradizione e mezzi e con i nuovi soci potremo essere più competitivi anche da questo punto di vista. Più che di un’era che si chiude o si apre, parlerei di un’evoluzione: il nostro club ha radici solide e qui rimarranno, ma avremo più chance per crescere. Senza dimenticare che abbiamo prodotto campioni con la capacità di identificare i talenti e di farli crescere. E questo non dipende dai mezzi economici.

La squadra. Grande emozione e che velocità. Antonio Percassi: «La sera prima dell’annuncio ufficiale, con mio figlio Luca che è stato il grande architetto di questa partnership, abbiamo spiegato a Gasperini i dettagli dell’intesa: poche volte l’ho visto così emozionato. Poi il giorno dopo, nella sala dove lui fa le riunioni tecniche, abbiamo riunito la squadra: guardavo i giocatori negli occhi e li vedevo gioire, colpiti, entusiasti di capire quanto questo accordo potrà essere importante per raggiungere quei traguardi su cui, con loro, stiamo lavorando ogni giorno, da molti anni. È stato bello, quasi toccante».

Stephen Pagliuca: «Ho vissuto a L’Aia dal ’77 all’80, nel ’78 l’Olanda andò in finale al Mondiale e da allora mi sono appassionato al calcio, sport praticato anche da tutti i miei quattro figli assieme al basket, a livello scolastico. Amo il calcio quanto il basket perché per vincere devi giocare di squadra: lo fanno i Celtics, lo fa l’Atalanta. La partita con la Sampdoria di lunedì ne è il perfetto esempio, con quell’86% di passaggi riusciti nel primo tempo: è raro vedere una frazione giocata così, con quella precisione. E poi se guardi le partite dell’Atalanta ti accorgi che i giocatori corrono più di tutti e hanno un grande sistema offensivo, quando vanno in contropiede simile a quello dei Celtics. Ancora in corsa per la Champions? Abbiamo perso tanti punti nei recuperi, come i Celtics a inizio stagione: 15 partite perse con uno-due punti di scarto. E come i Celtics abbiamo avuto tanti infortuni, con 3-4 giocatori chiave fuori a lungo. Speriamo che ora la palla rimbalzi dalla parte giusta, la partita di lunedì mi sembra un buon inizio. Essere ancora in corsa dimostra il grande lavoro fatto: con il rientro degli assenti, sono fiducioso che potremo farcela» . Gazzetta