Palermo: la «guerra» non è ancora finita

L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sulla decisione del Palermo

Nessun sequestro. La querelle tra Mirri e Di Piazza proseguirà a colpi di carte bollate, in attesa di sviluppi sul fronte societario per il Palermo, con la possibilità di nuovi ingressi di capitale. Il Tribunale di Catania ha rigettato il ricorso dell’imprenditore italoamericano, che lo scorso agosto aveva richiesto, il sequestro cautelare dei beni di Hera Hora, la controllante del club rosanero, di cui deteneva il 40%.

Un anno fa ha esercitato il recesso e, attendendo una liquidazione della propria quota, si era rivolto al tribunale etneo (competente in materia di impresa estera) per congelare gli asset della holding, che detiene il 99% del Palermo. Per il giudice Chiara Salamone, però, non sussistono gli elementi per autorizzare il sequestro. Anzi, «non può affermarsi allo stato de[1]gli atti che il socio Italplaza (ovvero Di Piazza, ndr) potesse ogni oltre ragionevole dubbio recedere». È lo stesso recesso ad essere messo in dubbio, pur non entrando nel merito della questione. L’ordinanza del tribunale sembra seguire le tesi di Hera Hora, secondo cui l’immobiliarista originario di San Giuseppe Jato si sarebbe sottratto «agli obblighi assunti in vista dell’aggiudicazione del titolo sportivo della squadra di calcio della città di Palermo» e «avrebbe sostanzialmente assunto, nei confronti della società resistente, l’obbligo di non avvalersi della facoltà di recesso prevista dallo statuto o, comunque, di tenere conto, ai fini del rimborso della quota, degli impegni assunti con il piano triennale», in caso di iscrizione in Serie D del Palermo. Stando a quanto pubblicato nell’ordinanza, inoltre, «la sussistenza della responsabilità di Italplaza per la violazione suddetti obblighi è prospettata da Hera Hora come fonte di controcredito per il valore della quota da liquidare al socio receduto».

In sostanza, andrebbe a neutralizzare la richiesta di liquidazione per il recesso. Per il tribunale etneo, dunque, non può essere accolta «la pretesa creditoria avanzata» da Di Piazza. I consulenti di Italplaza, avevano indicato per la quota in questione un valore di 11,9 milioni. Secondo la perizia operata dal professor Claudio Sottoriva, a cui si è affidato Mirri, l’importo massimo del rimborso da riconoscere all’ex socio raggiungerebbe al massimo i 71.500 euro. Le valutazioni, però, non rientrano in questo giudizio. Se ne occuperà l’esperto nominato dal Tribunale di Palermo, a cui si è rivolta Hera Hora in sede di volontaria giurisdizione. È stato nominato un perito, la commercialista veneta Stefania Chiaruttini, che fornirà una stima sul valore della società costituita nel 2019 per la partecipazione al bando col quale è stato rifondato il club rosanero.