Palermo, che umiliazione!

2-3. Questo il risultato che troneggiava impietoso sul tabellone luminoso dello stadio “Renzo Barbera” dopo il triplice fischio del signor Nasca di Bari. Il Palermo saluta quindi la Tim Cup già al quarto turno eliminatorio, ma soprattutto esce nuovamente a testa bassa da casa propria, deludendo ancora le aspettative di quanti, nonostante il periodo nero del club di viale del Fante, speravano con ingenuo entusiasmo che contro l’Alessandria sarebbe stata finalmente la volta buona.

La volta buona per dare una scossa, un segnale che indicasse che il Palermo è vivo ed in fase di assestamento. La volta buona per offrire una prova di carattere e dimostrare che il pesante k.o. casalingo subito contro la Juventus era stato solamente un incidente di percorso. La volta buona per far vedere a tutti che anche il Palermo sa prendersi ciò che vuole. Ma così non è stato.

La squadra di Ballardini, seppur in campo senza l’undici titolare, si è fatta letteralmente umiliare dagli avversari. Nel primo tempo l’Alessandria ha fatto quello che voleva, azzerando di fatto le due categorie di differenza rispetto agli avversari. E non solo. Ad onor del vero, infatti, per lunghi tratti i grigi hanno surclassato a tal punto i padroni di casa da far sembrare gli uomini in maglia rosanero una squadra di Lega Pro.

La compagine guidata da Gregucci è arrivata d’altronde nel capoluogo siciliano per giocarsela senza nulla da perdere e così è stato. Il Palermo, invece, ha sbagliato atteggiamento, offrendo una prestazione che per 45 minuti e più ha messo a dura prova la pazienza di tutti. Partendo dall’ingenuo rigore causato da Rispoli al 3’, passando per l’inspiegabile gomitata di Vazquez ai danni di Sirri, arrivando alla prateria lasciata da Andelkovic ed El Kaoutari a Marconi per il gol dello 0-2.

Sì è vero, nella ripresa è stata tutta un’altra storia. Il Palermo ha infatti colpito un palo, Trajkovski ha sfiorato la doppietta, il rientro di Morganella è stato positivo e Gilardino è andato in rete, ma le partite durano 90 minuti e questa volta non esistono alibi per il bruttissimo spettacolo andato in scena questo pomeriggio alle falde di Monte Pellegrino. E quindi addio Tim Cup, anche quest’anno lo scudetto del Palermo si chiama salvezza e l’impressione è che conquistarlo non sarà affatto una passeggiata.