Palermo. Attuato il provvedimento sui beni di Hera Hora. Caso Di Piazza, sequestrate quote per 2,350 milioni

L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul provvedimento preso su Hera Hora, per il quale sono stati sequestrati oltre 2 milioni di euro di beni.

Scatta l’ora del sequestro. Dopo aver ottenuto il via libera dal Tribunale di Catania, Di Piazza ha richiesto l’attuazione del provvedimento sui beni di Hera Hora, azionista di maggioranza del Palermo. Beni che, per l’appunto consistono nelle quote della società rosanero, sottoposte a sequestro dall’ufficiale giudiziario Patrizia Nasti per un importo paria 2,350 milioni di euro. Hera Hora, la holding creata da Mirri e Di Piazza per partecipare al bando di assegnazione del «nuovo» Palermo, detiene il 99,75% delle azioni societarie (il resto è di proprietà dell’associazione Amici Rosanero). Nell’ultimo bilancio disponibile della controllante, l’intera partecipazione in Palermo Fc al 31 dicembre 2020 è quantificata in poco più di 2,280 milioni di euro.

La notifica di sequestro è avvenuta nei giorni scorsi e il verbale è stato consegnato lunedì al Tribunale di Palermo. È stato dunque reso esecutivo il provvedimento dello scorso 25 febbraio, con il quale il collegio presieduto da Mariano Sciacca ha accolto il reclamo presentato da Italplaza Sports Llc, la società statunitense tramite cui Di Piazza deteneva il 40% di Hera Hora, prima di optare per il recesso. La sezione specializzata in materia di impresa del Tribunale di Catania (foro competente per società con sedi all’estero) ha autorizzato Italplaza «a procedere a sequestro conservativo, anche presso terzi, sui beni mobili ed immobili, quote sociali e crediti della società Hera Hora srl sino all’importo di 2.350.000,00 euro».

Tale somma, per i giudici, è considerata congrua «a garantire il credito vantato» dall’imprenditore statunitense. Hera Hora deve annotare l’atto di sequestro nel proprio libro soci e non può porre in essere attività dirette alla sottrazione delle azioni sequestrate. La diatriba interna alla proprietà del Palermo va avanti praticamente dai primi mesi di vita della nuova società, sorta a seguito della mancata iscrizione dell’Us Città di Palermo in Serie B nel 2019. Il legame tra Di Piazza e Mirri si è deteriorato progressivamente, fino ad arrivare alla rottura al termine della prima stagione calcistica del neonato club rosanero, culminata con la vittoria del campionato di Serie D e la promozione tra i professionisti.

La querelle legale, invece, parte proprio dal recesso del socio italo-americano, sulla base della valutazione della somma da riconoscere all’immobiliarista originario di San Giuseppe Jato a seguito della sua uscita di scena. La richiesta di rimborso di Di Piazza, che si è affidato allo Studio Guatri, era di 11,9 milioni di euro. Mirri, invece, ha depositato un’analisi svolta dal professor Claudio Sottoriva, secondo cui l’importo massimo del rimborso avrebbe dovuto raggiungere i 71.500 euro. La prima istanza di sequestro conservativo è stata rigettata a metà dicembre, mentre il reclamo dell’ex socio di minoranza di Hera Hora è stato accolto dal tribunale etneo. In un secondo procedimento, per volontaria giurisdizione presso il Tribunale di Palermo, il perito Stefania Chiaruttini ha fornito una stima di 2,2 milioni di euro per il valore delle quote di Di Piazza all’atto del recesso. Hera Hora, come si legge nell’ordinanza del Tribunale di Catania, ha però preannunciato l’intenzione di impugnare tale valutazione.