Padulano (Marsala): «Nessuno pensi di scaricare i costi di gestione sui calciatori»

Fabio Padulano, calciatore del Marsala, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di “Notiziariocalcio.com”: «A Marsala è già da novembre che non percepiamo stipendi. Ragion per cui noi ci troviamo da tempo in una situazione particolare nonostante avessimo sollecitato in qualche modo al rispetto dei contratti. Al club abbiamo accordato una fiducia che non è stata ripagata sebbene da parte nostra non mancassero mai professionalità e dedizione. Sapere che nel mondo dilettantistico ci sono club che stanno sfruttando l’emergenza Covid-19 per speculare, fa davvero male. Noi calciatori abbiamo famiglie a cui badare. E a questi livelli il nostro è un vero e proprio lavoro. Come ne usciamo? Con un accordo ragionevole. Le società non possono pensare di aggirare il pagamento delle ultime mensilità anche perché, con la sospensione dei campionati, molte di loro hanno potuto risparmiare già su alcune spese fisse come gli appartamenti dei calciatori, il materiale tecnico, l’utilizzo delle strutture e tanto altro. Guai a scaricare i costi solo su di noi calciatori. L’AIC in questo senso sta seguendo la questione e saprà tutelarci in tutti i modi possibili. Servono riforme che vadano nella direzione di una maggiore tutela dei calciatori, magari dando loro la possibilità di svincolarsi dopo qualche mese in cui non vengono pagati gli stipendi. Ma è solo un esempio. Qualcosa comunque va cambiato per una categoria come la nostra che rischia di uscire da questa crisi parecchio indebolita. Ci sono tanti presidenti che rispettano le regole, che sanno misurare la portata umana e tecnica dei calciatori a loro disposizione, che conoscono il significato della parola lavoro, che, se esigono, sanno anche rispettare i patti. Ma tanti altri non hanno alcun valore morale, alcuna sensibilità personale. Ecco, se c’è qualcosa che mi auguro per il post emergenza, è che si possa diventare tutti persone migliori, in grado di capire che la vita è troppo importante per non viverla con rispetto e affettività. Ora siamo chiamati a resistere, non è sempre facile ma è necessario farlo. Io adesso sono a casa, a Torre Annunziata, dopo essermi curato a Cesena per un piccolo infortunio. La voglia di tornare alla normalità è tanta, come la speranza di vivere un domani una socialità migliore».