Nocerino: «Palermo mi ha cambiato la vita. Tre anni da Dio, sarei rimasto per sempre»
«È stata la mano di Padre Pio». Con questa frase, che dà anche il titolo al film-documentario sulla sua carriera, Antonio Nocerino riassume un percorso fatto di determinazione, fede e umiltà. Nell’intervista rilasciata a Francesco Pietrella per la Gazzetta dello Sport, l’ex centrocampista della Juventus, del Milan e del Palermo racconta le tappe di una vita calcistica vissuta con intensità, partendo dal quartiere Pallonetto di Santa Lucia, nel cuore di Napoli, fino ai grandi palcoscenici della Serie A.
«A sette anni scrissi a Padre Pio invece che a Babbo Natale», rivela Nocerino a la Gazzetta dello Sport. «Gli chiesi di diventare un calciatore, e mia madre mi disse: “Tu prega e insisti”. E così ho fatto. La fede non mi ha mai abbandonato».
Nel racconto curato da Francesco Pietrella, emergono anche i ricordi d’infanzia e la forza di una famiglia umile: «Mio padre era ferroviere, mia madre casalinga. A casa non sempre si mangiava regolarmente. Aiutavo mio nonno a consegnare polli porta a porta. Quei giorni mi hanno insegnato a stare bene con poco».
Poi la svolta: la Juventus lo scopre per caso, quando uno scout lo nota durante un provino ad Agnano. Da lì inizia un percorso di crescita che lo porterà in Serie B con l’Avellino di Zeman, al Piacenza con Iachini, fino al ritorno in Serie A.
«Alla Juve ho imparato disciplina e serietà. Mi hanno formato. Non ero Pirlo, ma Nocerino: dovevo fare bene il mio».
Ma il cuore dell’intervista alla Gazzetta dello Sport è dedicato a Palermo, la piazza che l’ha segnato per sempre.
«La città dove mi sono divertito di più è stata Palermo. Sarei rimasto a vita – confessa –. Tre anni da Dio, tra grigliate, scherzi e un gruppo meraviglioso con Miccoli, Pastore, Cavani e Ilicic. Dei soldi non mi importava, lì stavo bene. Era un calcio umano, sincero, pieno di passione».
Il trasferimento al Milan fu un colpo di mercato improvviso. «Nel 2010 Zamparini rifondò tutto e andai al Milan per soli 500mila euro. A ripensarci oggi mi viene da ridere. Arrivai a Milanello pensando: “Mi metteranno nel ripostiglio con tutti quei campioni”, e invece feci undici gol».
Durante l’intervista, Francesco Pietrella evidenzia anche il legame tra fede e destino che accompagna Nocerino in ogni tappa della carriera: «Quando la Juve mi chiamò per la Serie A ero a San Giovanni Rotondo, nel santuario di Padre Pio. La mia vita sportiva è un giro di coincidenze».
Oggi Nocerino vive in Florida, dove allena e studia calcio. «Mi piace più allenare che giocare. Ho guidato le giovanili dell’Orlando e la Primavera del Potenza, ora mi godo la famiglia. Ma sogno di tornare in Italia».
Alla domanda sui rimpianti, risponde senza esitazioni: «Tre in particolare: aver fatto panchina a Euro 2012, non aver mai giocato nel Napoli e aver perso la finale di Coppa Italia con il Palermo nel 2010. Vincere lì avrebbe avuto un sapore diverso».
E chiude con una frase che racchiude il suo affetto per l’isola e per la gente siciliana:
«Appena può, vada in Sicilia. Le cambia la vita».
