Lupo ricorda Zamparini: «Persona straordinaria e di grande umanità»

Il direttore sportivo Fabio Lupo ospite della Palermo Football Conference ha parlato del rapporto con l’ex numero uno di Venezia e Palermo Maurizio Zamparini prima di affrontare i temi relativi al proprio passato, presente e futuro.

Ecco le sue parole riportate da “TMW”:

«Zamparini va ricordato anche per quello che era fuori dal calcio o resta quell’immagine di mangia allenatori e direttori e io sono stato una delle sue vittime anche se ho conservato sempre un grande rapporto. Era una persona di grande umanità, straordinaria, che ha fatto tanto bene sia a Palermo sia altrove con della beneficenza di cui nessuno ha mai saputo nulla. Poi ha dato tanto al calcio a Venezia prima e Palermo. Sull’addio all’Ascoli? Al di là del mio carattere, sono un professionista a cui piace fare le cose in una certa maniera e assumerne le responsabilità, ma purtroppo la figura del direttore sta diventando una figura di compromesso nell’operabilità e col passare degli anni fai sempre più fatica a trovare un compromesso e allora o ti imponi e dai fastidio a chi sta intorno oppure arriva il momento di rottura e a volte capita, come quest’anno con una squadra che stava andando e sta andando, di dimettersi. Io ho la fortuna di stare qui da 40 anni, non sono il più ricco di tutti, ma apprezzo quel che ho e non ricerco quello che non ho. Ho la possibilità di essere felice in primis con me stesso e tutto questo mi porta a fare scelte anche drastiche oppure di avere atteggiamenti intransigenti che portano alla rottura come successo a Venezia. Su Trajkovski e l’Italia? Si tratta di un giocatore che quando lo incontravo negli spogliatoi gli davo un cazzotto in testa, lui lo sapeva e rideva quando mi vedeva. È un giocatore che ha tecnica, forza, resistenza, è un ragazzo serio. Ma è un po’ indolente, anzi con poca personalità e a causa di questo ha fatto una carriera diversa da quella che poteva fare e meritava. È un giocatore da temere perché nella giornata giusta va temuto, ma noi siamo l’Italia e ai mondiali non possiamo mancare, per storia, tradizione e per il futuro del nostro sistema calcistico».