La legge del 4-3-3 non cambia mai: Corini crede nel «suo» Palermo

L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul 4-3-3 di Corini.

Il recupero dei giocatori infortunati alla vigilia del match di Parma era stato salutato con entusiasmo da Corini per due motivi: da un lato perché l’organico quasi al completo gli mancava da diverso tempo (l’ultima partita con un solo assente era stata il 2 settembre con la Feralpisalò), dall’altro perché con un numero maggiore di effettivi a disposizione avrebbe avuto modo di sviluppare al meglio il 4-3-3, sul quale aveva lavorato in estate ma che nelle ultime settimane ha dovuto accantonare per qualche forfait di troppo.

La devozione nei confronti del modulo è tale da non modificarlo quasi mai a gara in corso: questa scelta è un’arma a doppio taglio, in quanto se è vero che gli effettivi aggiunti con il mercato sono tutti funzionali al 4-3-3, d’altro canto la scelta di cambiare pochissimo tatticamente agevola gli avversari
nel contenere la manovra rosanero. In sedici partite (undici delle quali con il modulo prediletto) Corini ha adottato uno schema diverso nel finale solo in tre occasioni, contro Bari, Catanzaro e Modena: nei primi due casi la decisione di passare al 4-2-4 è stata presa prima dell’ultima sostituzione, al fine di rimediare a una situazione di punteggio non soddisfacente (0-0 in doppia superiorità numerica nel primo caso, 0-2 nel secondo); nel terzo si tratta dell’unica situazione in cui il Palermo è passato a uno schieramento più conservativo, trasformando il 4-2-3-1 di partenza in 4-3-1-2 con l’ingresso di Stulac per Di Francesco sul punteggio di 0-1 (pur con i canarini in dieci).

Un altro tema calzante è la scelta delle tempistiche dell’ultimo cambio e degli uomini da inserire: solo in cinque occasioni Corini si è tenuto la sostituzione finale oltre l’80’, segno di una volontà di non attendere troppo per giocarsi le ultime carte nonostante il rischio di possibili stop per crampi o cali fisici. I due avvicendamenti più ricorrenti sono quelli tra Soleri e Brunori e tra Aurelio e Lund: nel primo caso la scelta riguarda una punta maggiormente propensa ai duelli aerei, nel secondo un terzino capace di giocare di più in area di rigore rispetto all’altro.