La caduta degli dei: Ronaldo e Messi, delusioni e crisi. I due campioni al capolinea?

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma su Cristiano Ronaldo e Leo Messi, tra delusioni e crisi.

Fosse un film, ci sarebbe già il titolo: «La caduta degli dei». Ma il remake in questione non ha nulla a che vedere con Luchino Visconti. La stagione in corso però somiglia lo stesso a una sorte di «notte dei lunghi coltelli», per il 34enne Lionel Messi e il 37enne, da ieri, Cristiano Ronaldo. Il declino dei due vecchi fenomeni lo descrivono ormai i titoli dei giornali in Francia e pure in Inghilterra, dove i tabloid bollano come «finito» il portoghese. Mentre a Parigi, c’è chi si interroga sul reale valore del trasferimento estivo dell’argentino a zero euro dal Barcellona. Sembrava il colpo del secolo e invece i numeri sono impietosi. Come per CR7. E ormai giovani spietati come il 23enne Kylian Mbappé e il 21enne Erling Haaland sono pronti a spodestarli, magari duellando ancora per qualche mese con Robert Lewandowski che a 33 anni continua a segnare, più di tutti.

Cambio Il polacco del Bayern è già a 35 sigilli in 29 gare. Impressionante se si pensa che lo scorso anno ha chiuso il personale bilancio a 48 reti. Forse pure per questo Lewandowski si è lasciato andare commentando l’annata di Lionel Messi che gli ha soffiato il Pallone d’oro, nonostante i 10 gol totali in meno nell’ultima stagione. L’argentino però si è congedato dal Barcellona da Pichichi di Liga, dopo aver vinto la coppa di Spagna, guidando poi l’Albiceleste al trionfo in Coppa America, da miglior marcatore e da migliore fornitore di assist: «Per Messi – ha dichiarato però Lewandowski in patria – cambiare club è stata un’esperienza più sconvolgente rispetto a Ronaldo, visto che non aveva mai giocato fuori dalla Spagna e non ha mai dovuto imparare un’altra lingua. L’età quando cambi squadra magari non conta, ma le circostanze possono essere decisive. Gli sarà più difficile restare al suo solito livello di gol».

Scuderia Lo dimostra già il cammino in Ligue 1, che in teoria avrebbe dovuto trasformarsi in una passerella, segnando a valanga, dando sfoggio del suo infinito talento. Invece per Leo è andato tutto storto. A cominciare dalle presenze che tra preparazione tardiva, convocazioni in nazionale, acciacchi e covid, sono solo 12 in campionato. E di gol, Messi ne ha segnato solo uno. Una miseria. Meglio è andata in Champions, dove l’ex blaugrana non si è sentito spaesato: cinque gare e altrettanti gol. In totale però lo stesso troppo poco. Il club dell’emiro del Qatar magari domina la classifica nazionale, ma non si è mutato in una scuderia a servizio della sua stella. E più che l’ormai trentenne Neymar, che aveva scelto Parigi anche per uscire dal cono d’ombra di Messi, brilla su tutti Mbappé con i suoi 19 gol in 29 gare. Da sommare ai 16 assist. Dieci in più di Leo.