Il 17enne attaccante del Blackpool fa coming out. La scelta di Daniels «Basta dire bugie». Londra applaude

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul coming out di Jake Daniels un calciatore 17enne.

Il più piccolo ha avuto il coraggio che non hanno avuto i grandi. Jake Daniels, attaccante di soli 17 anni da Bispham, villaggio a Nord-Ovest del Lancashire, 5 km a sud di Blackpool, sul Mare d’Irlanda, da pochissimo aggregato al club di Championship, la seconda divisione inglese, ha raccontato ieri a Sky Sports d’Oltremanica «è tutta la vita che sono gay, ora mi sento pronto a fare coming out, a rivelarlo e a essere finalmente me stesso». Jake Daniels, quasi omonimo del whiskey americano, è il primo calciatore britannico in attività a rendere pubblica la sua omosessualità. Lo fece nel lontano 1990 con una famosa intervista al Sun Justin Fashanu, ma era ormai a fine carriera, fra dilettanti e Canada, dopo aver militato al Nottingham Forest e Notts County. Storia triste, visto che nel 1998 a 37 anni, accusato di stupro di un 17enne (in realtà un rapporto sessuale consenziente) in Maryland, si suicidò.

Jake Daniels ha raccontato come ha preso la sua decisione: «Per molto tempo ho pensato che avrei dovuto nascondere la verità perché volevo diventare un calciatore pro. Ora che lo sono, mi sono chiesto se dovessi aspettare di ritirarmi per fare coming out. Ho solo 17 anni ma è chiaro che voglio fare il calciatore e se, facendo questo, altre persone pensassero di poterlo fare anche loro dopo avermi visto e sentito, sarebbe fantastico. Voglio essere un modello, fonte di ispirazione. I compagni sono stati fantastici, mi hanno detto di essere orgogliosi di me». Jake ha debuttato in B col Blackpool soltanto lo scorso 7 maggio a Peterborough, dopo aver firmato un contratto a febbraio per 2 anni e mezzo. Il suo club ha chiuso la stagione al 16° posto, lui con gli Under 18 ha segnato 30 gol in stagione, dopo i 30 dal 2020-21. Promette bene insomma. E’ cresciuto nel club sin dai 7 anni, è stato in prestito al Bamber Bridge in settima serie da febbraio scorso per 3 mesi. «Questa stagione è stata fantastica per me – ha aggiunto -. L’esordio, il contratto pro… Ma mi sono nascosto finora fuori dal campo. Così ho pensato che essere gay o lesbo è ancora un tabù nel calcio, credo perché i calciatori vogliano essere riconosciuti per la loro virilità. E la gente pensa che essere gay sia sinonimo di debolezza, perché se sei gay ti si può provocare in campo e sugli spalti. Ma mi possono urlare di tutto, questo non cambierà niente».