Kolarov: «Non so come si possa finire entro maggio. Grazie a Dio…»

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Molti club di Serie A, ma non solo, pensano a ripartire con gli allenamenti e finire i campionati. Non tutti i calciatori sono dello stesso avviso, uno di questi è il terzino Aleksander Kolarov: «Il calcio – racconta a “Sportklub” –  non è una priorità in questo momento. E francamente non so come si possa ricominciare a maggio e finire entro il 30 giugno. Lo spero, ma non sono molto ottimista. Vorrei scendere in campo prima possibile, ma dobbiamo ragionare. Considerando l’Europa League, dovremmo giocare 17 o 18 partite in due mesi. Fisicamente lo sopporteremo in qualche modo, ma vista la situazione in Italia non so come possa succedere. Nessuno può saperlo o pianificare qualcosa, non si sa quanto tempo potrebbe richiedere. In Cina, hanno messo le cose sotto controllo per quattro mesi e il loro regime è molto più rigoroso che in qualsiasi altra parte d’Europa. Anche se mi piacerebbe che si iniziasse a giocare, sono pessimista al riguardo».

Il terzino ha anche parlato del rinvio degli Europei: «Onestamente è quello che mi aspettavo. Questa era l’unica soluzione logica. Non sono stato sorpreso dalla decisione. La Roma ha vietato sette o dieci giorni fa di andare in nazionale a causa del virus. Non sarei stato in grado di venire in Serbia o andare in Norvegia. Allenamenti? Ogni giocatore ha ricevuto un programma e comunichiamo costantemente con lo staff. Ci hanno portato le cyclette e anche alcune cose da mangiare, in modo da non dover uscire o uscire il meno possibile. Da programma dovremmo rivederci domenica, ma non credo succederà. Grazie a Dio nessuno della Roma ha il virus ma, se iniziassimo ad allenarci, probabilmente accadrebbe. È probabile che il ritorno allora venga ritardato di altri sette giorni. Ho degli allenamenti privati che faccio e posso correre nel giardino, ma è molto difficile mantenere la forma fisica richiesta per il calcio. Quando ci riuniremo di nuovo dovremmo iniziare a giocare le partite, ma non so come sarà fattibile. Alcuni giocatori vivono in appartamenti e non hanno le condizioni per allenarsi normalmente. Quindi ci vorrà più tempo per entrare nel ritmo della competizione. Ma nessuno ci sta pensando in questo momento».

Kolarov parla anche dei comportamenti tenuti da molta gente: «Molti non hanno preso sul serio la situazione. Tutti dovrebbero essere responsabili non solo di se stessi, ma anche delle altre persone. Gli esperti stanno lavorando duramente per aiutare tutti noi. Dobbiamo essere responsabili. Se si dice che bisogna restare a casa, si resti a casa a casa. L’autodisciplina e il rimanere a casa possono risolvere questo problema. Se continuiamo così, non lo risolveremo. Se saremo disciplinati, invece, avremo bisogno di meno tempo per uscirne. Gli italiani mentalmente sono simili a noi serbi. Non riescono a capire bene la prima volta. Il coronavirus ha colpito inizialmente il nord d’Italia. Prima non c’erano casi al sud e ora ce ne sono come nel nord. L’hanno capito con calma, quando la situazione a Milano, Bergamo e Brescia ha iniziato a essere catastrofica. Ora – conclude –  le limitazioni sono molto severe e penso che saranno ancora più rigorose perché ci sono persone che non aderiscono alle misure prescritte».