Italo Cucci: «Questa Italia disperata si salva solo se si ferma l’invasione degli stranieri»

Attraverso le colonne de “Il Corriere dello Sport” il giornalista Italo Cucci si è espresso in merito alla disfatta dell’Italia contro l’Inghilterra.

Ragazzi, ieri, in aereo, ho sentito un bisbigliatore professionale spiegare a un vicino di posto ch’io fossi: «È uno che racconta antiche storie di calcio…». Antico sarà lei – avrei voluto dirgli – io questa partita perduta giovedì con l’Inghilterra è come se l’avessi già raccontata almeno due significative volte nella storia: nel ‘58, a Belfast, quando perdemmo con l’Irlanda del Nord; nel 1966, a Middlesbrò, quando a darcele fu la Corea del Nord. Volendo, potrei aggiungere – perché c’ero – Milano 2017, sconfitti dalla Svezia, Palermo 2022 demoliti dalla Macedonia, e il ripetuto vile grido “tutti a casa” che ancora turba la nostra memoria. Potrei far cagnara, ricordare i tecnici esonerati, colpevoli e capri espiatori insieme, ma il contesto non è questo: in verità il processo di oggi dovrebbe esser fatto non tanto alle sconfitte ma al Sistema che, come ieri, ha rivelato di essere succubo dei pedatori stranieri che hanno distrutto il calcio italiano.

La rete dell’italo-argentino di Canicattì Mateo Retegui aggiunge una pennellata d’ironia al quadro della disfatta: un oriundo ha generosamente tentato di salvarci dagli oriundi che tornano come un incubo. (Naturalmente, complimenti a Mateo: ma due parole di italiano per la tv poteva studiarsele, quando registro certe imbarazzanti situazioni penso all’Italiano di Suarez…). Allora per due volte furono presi vari provvedimenti fra i quali la chiusura delle frontiere. Nel ’58 la Federazione fu commissariata da Bruno Zauli, spedito a far pulizia dall’incazzatissimo Giulio Onesti. Brera aveva scritto: «Le parti in causa si accusano a vicenda. I qualunquisti se la prendono con Foni per l’esagerato numero di oriundi inutilmente impiegati; i difensivisti lamentano il mancato impiego della difesa del Padova… L’impiego degli oriundi era sì esagerato ma diceva praticamente come fosse povero il nostro calcio di elementi all’altezza».

Arieccoci. Dotati di opportuna conoscenza della storia – in ogni caso son pronto io, antiquario, ad aggiornarli – i Padroni del Vapore dovrebbero richiudere le frontiere, riformare il campionato – possibilmente riducendolo a 18 squadre – e consentire l’utilizzo dei soli “provenienti da federazioni estere” già presenti nel nostro torneo. Non ne vuol sapere nessuno, ai vertici del calcio? Passerebbero volentieri la palla al ministro Abodi o a Malagò. Io penso che Gravina abbia il diritto e il dovere di tentare il gioco forte per salvare il calcio italiano. Sono convinto che avrebbe con sé l’assoluta maggioranza del Paese. Perché non ci prova?