Italia, arriva l’avviso di Conte: “A gennaio zona rossa se ci sarà impennata”

“Non ci sono stati momenti in cui c’è stata paura di non farcela, ma ci sono stati momenti molto difficili, soprattutto quando è esplosa la pandemia all’improvviso. Essendo stata l’Italia il primo Paese colpito non avevamo una guida e tutto ciò che facevamo era nuovo. Abbiamo dovuto prendere decisioni molto difficili” racconta il presidente del consiglio Giuseppe Conte nell’intervista a ‘Porta a Porta’ che andrà in onda questa sera. “Un momento particolarmente sofferto– aggiunge- è quando abbiamo iniziato a vedere i decessi. Molto difficile è stata la decisione di istituire le prime zone rosse. Decisioni che si prendono solitamente nei regimi autoritari. Una grande sfida anche dal punto di vista logistico”.

La scuola riaprirà il 7 gennaio? “Dobbiamo ripartire, cercando di ripristinare la didattica in presenza almeno al 50% anche per quanto riguarda le scuole secondarie superiori”, spiega Conte. “Lo faremo con il massimo della flessibilità per quanto riguarda il sistema integrato: orari scolastici, dei trasporti e via discorrendo”, dice il premier. Conte aggiunge di aver “raccomandato, e i ministri stanno lavorando in tal senso, perché ci sia un’apertura differenziata scuola per scuola, paese per paese, comunità per comunità. Distribuiremo gli orari di entrata e di uscita non in termini astratti ma a seconda delle specificità dei territori”.

“SE SI ALZA IL RISCHIO CONTAGI RAFFORZERÒ LA CINGHIA DI PROTEZIONE”
“Se gli esperti ci dicono che la probabilità di una terza ondata è concreta – e ora si presenta anche la possibilità di una variante inglese che corre molto più veloce e dal Veneto arrivano strani dati da approfondire – io non ci penso due volte a rafforzare la cintura di protezione per il periodo natalizio perché lasciando correre rischieremmo una nuova ondata” ha spiegato il premier Conte.

“Nel nostro ordinamento costituzionale esiste un principio di autodeterminazione. Se dovessimo scoprire che la popolazione non si vaccina allora sarà un problema da affrontare, ma non c’è ragione di credere ad una prospettiva del genere”- ha detto Conte-. L’obiettivo è arrivare a 15 milioni di vaccinati ad aprile, se ci dovesse essere un rifiuto di massima bisognerà valutare”.