Inchiesta di Caltanissetta, le nuove intercettazioni. Santoro a Sidoti: «Bilancio falsato da Alyssa». Il giudice rispondeva così

Continuano ad uscire notizie riguardanti le intercettazioni che hanno visto l’ex presidente del Palermo Giammarva e il giudice Sidoti far sì che il club di viale del Fante non fallisse, ma non solo. Di seguito uno stralcio delle intercettazioni pubblicate da “LiveSicilia”:

Già la nomina di Santoro (che non è indagato, ndr) viene definita inopportuna dagli investigatori alla luce dei rapporti che il perito aveva con Giammarva. Sono stati entrambi membri del collegio sindacale di alcune società del Gruppo Rappa, sotto sequestro e restituite pochi giorni fa: Med Group, Nuova Sport Car, Pubblimed, Finmed, Sicilia 7, Telemed. Già nel 2005 avevano fatto insieme una perizia per conto delle Misure di prevenzione sui beni di Vincenzo Cavallotti. Di recente hanno continuato a sentirsi e lavorare insieme. Santoro ha più volte manifestato i suoi dubbi a Sidoti. Soprattutto sulle garanzie fornite da Alyssa e Gasda, entrambe riconducibili a Zamparini, per garantire il credito che la società rosanero vantava per la cessione del marchio. Santoro parlava di garanzie «irregolari» e di «cose fatte senza criterio». In una conversazione intercettata il consulente spiegava al giudice che il «bilancio che sia, diciamo falsato, falsato da questa operazione (quella di Alyssa, ndr) io non è che ho dubbi… però questa componente è gonfiata sicuramente». Era stato lo stesso collegio di consulenti nominati dal Tribunale, e Santoro lo ricordava al giudice, a chiedere di potere estendere il campo delle proprie valutazioni: «Noi abbiamo detto: possiamo entrare nella valutazione di Gasda? No. Possiamo entrare sulla solvibilità di Zamparini? No. Possiamo entrare nella Alyssa? No, e lì il problema in questo perimetro che ci siamo dati». Come dire, i periti erano frenati dai paletti imposti dai quesiti del Tribunale. Sidoti lo interrompeva: «Non è che ce lo siamo dati… è che non è connaturato al procedimento per la dichiarazione di fallimento».