Imolese, Fontana: «In C la regola dei 13 giocatori negativi non è equa»

Intervenuto ai microfoni di “TuttoC.com” Gaetano Fontana, allenatore dell’Imolese, ha parlato in merito alla nuova norma covid nel calcio.

Ecco le sue parole:

«Penso che non sia corretto paragonare la serie A alla terza serie e reputo non equa l’applicazione anche alla Serie C della regola secondo cui con 13 negativi, compresi i componenti della Beretti, si debba scendere in campo. In primis perché vi è un evidentemente disparità tra le rose delle squadre di serie C e quelle di serie A le quali possono evidentemente contare su un parco giocatori di maggiore spessore anche in assenza dei titolari. In secondo luogo credo che ci sia un enorme differenza tra attingere dalla Primavera di squadre di serie A piuttosto che attingere alla Primavera di squadre di C per andare a completare la prima squadra in caso di positività al Covid. Nel massimo rispetto per i professionisti di ogni serie c’è da dire che molte squadre di C sono formate da giovani alla prima esperienza tra i professionisti  e se ad essi andiamo ad aggiungere ragazzi della Beretti  il rischio di snaturare completamente l’assetto della squadra è alto così come è alto il rischio di “falsare“ il  risultato di una partita. Noi, ad esempio, siamo stati costretti a sospendere ogni attività il 22 dicembre a causa di un focolaio in espansione all’interno di squadra e staff tecnico. Al 2 gennaio e tutt’oggi, dopo la quarantena a cui tutti ci siamo sottoposti, ho a disposizione 12 giocatori e per poter effettuare gli allenamenti sono dovuto ricorrere a dei ragazzi dell’Under 17, essendo anche i ragazzi della Primavera sottoposti a quarantena. Molti dei miei ragazzi stanno ancora attendendo di essere sottoposti alle necessarie visite mediche per poter riprendere gli allenamenti post Covid e, ciò nonostante, ci viene chiesto di disputare una partita l’11 gennaio contro la Lucchese e che so avere anch’essa casi di positività al suo interno, e dopo appena 5 giorni rigiocare nuovamente. Ecco, credo questo non sia giusto soprattutto per la salute dei ragazzi che buttati in campo in questo modo rischiano di incappare in seri problemi. Capisco la necessità di mandare avanti i campionati ma credo che la tutela della salute di tutti sia in questo momento prioritaria, che si tratti di un campionato di seria A, B o C».