Il Sole 24 ore: “I buchi del Palermo e i “giochi” con il marchio”

Il giocatore decisivo che ha consentito di tenere in equilibrio il bilancio del Palermo Calcio negli ultimi anni è il marchio. Maurizio Zamparini, patron del Palermo, ha usato il marchio in tre occasioni per fare operazioni di cessione e far emergere plusvalenze. La prima volta il 6 novembre 2006, la seconda il 26 giugno 2014, l’ultima il 30 giugno 2016. In questo modo sono state iscritte nei bilanci in vari anni circa 70 milioni di euro di plusvalenze. Ma il marchio non è mai uscito dalla disponibilità di Zamparini. Stando a quanto riportato da “Il Sole 24 Ore”, secondo la Procura di Palermo, che il 15 novembre dell’anno scorso aveva chiesto il fallimento della società di calcio, la vendita del marchio è fittizia, il valore è stato gonfiato e i bilanci sono falsati. Per difendersi Zamparini ha affermato che le operazioni sono corrette e che il bilancio del club è in attivo. Adesso la società di calcio, che è al primo posto nel campionato di serie B, è investita da una bufera giudiziaria. La Procura di Caltanissetta indaga per corruzione, abuso d’ufficio e rivelazione di notizie riservate. Per la Procura nissena la decisione del Tribunale del capoluogo di regione di rigettare l’istanza di fallimento sarebbe stata pilotata. Per questo la Procura ha disposto come misura cautelare l’interdizione dall’attività per un anno del giudice Giuseppe Sidoti, della sezione fallimentare di Palermo e del commercialista Giovanni Giammarva, ex presidente del Palermo scelto da Zamparini. E c’è anche una seconda inchiesta penale, per riciclaggio e falso in bilancio. Durante gli ultimi due anni Zamparini ha più volte annunciato improbabili trattative per la cessione del club a investitori stranieri. L’anno scorso aveva annunciato un accordo per cederlo a Paul Baccaglini insieme al fondo Integritas Capital, che ha subito detto di non conoscere Baccaglini. Dopo pochi mesi l’ex iena si è dileguata e Zamparini è tornato al timone della squadra. Anche in questi giorni ha replicato alle notizie sulle indagini dicendo che è a Londra per firmare la cessione a una società britannica quotata in Borsa.
Come sono i conti della società di calcio? Non è ancora disponibile il bilancio al 30 giugno 2018 dell’Unione sportiva Città di Palermo Spa, questo il nome ufficiale del club, che a partire dall’esercizio 2014-2015 non fa più il bilancio consolidato di gruppo, ma solo quello “di esercizio” della società. L’ultimo bilancio pubblicato nel registro delle imprese riguarda l’esercizio terminato il 30 giugno 2017, cioè due stagioni sportive fa. Quell’anno il club ha giocato in serie A ed è stato retrocesso in B. In quella stagione il Palermo ha realizzato ricavi per 56,3 milioni, in crescita dai 50 milioni dell’anno precedente, escludendo le plusvalenze da cessione di giocatori che vanno considerate ai fini del risultato del conto economico (cioè dell’utile o della perdita), ma non possono essere incluse nei ricavi, malgrado molte società (anche primarie) lo facciano, altrimenti risulterebbero gonfiarli. La fonte principale dei ricavi sono i diritti televisivi, pari a 32,1 milioni (35,1 l’anno precedente). I ricavi da biglietti e abbonamenti allo stadio sono diminuiti da 3,6 a 2,98 milioni.  Nei ricavi sono inclusi anche gli 8 milioni di “premio di rendimento” versati al Palermo dalla Juventus in base al contratto di cessione di Paulo Dybala, firmato a giugno 2015. Inoltre il conto economico ha beneficiato di 19 milioni di plusvalenze nette per la cessione di calciatori. L’operazione più fruttuosa riguarda la vendita di Vazquez al Siviglia per 14,25 milioni, con una plusvalenza di 13 milioni. All’ultima riga del conto economico il bilancio dichiarava un utile netto di 4,01 milioni, con un miglioramento rispetto all’utile di 395.743 euro dell’esercizio precedente e di 296.895 nella stagione al 30 giugno 2015. Il Palermo ha vari fronti aperti con il fisco. Il bilancio a giugno 2017 afferma che «la società ha chiuso una parte del contenzioso tributario in essere con l’Agenzia delle Entrate aderendo alla definizione agevolata delle controversie tributarie pendenti di cui al D.L. 50/2017. Le imposte oggetto delle definizioni sono pari ad Euro 524.055 a fronte di accertamenti per Euro 1.152.605. Tenuto conto delle somme già versate a seguito di iscrizioni a ruolo per Euro 294.807 l’importo da versare è risultato di Euro 229.248 di cui la prima rata di Euro 91.699 è stata versata il 02.10.2017 mentre rimangono due rate da versare: al 30.11.2017 Euro 91.699 ed al 30.06.18 Euro 45.849». Al 30 giugno 2017 tra i debiti tributari c’erano 3,06 milioni verso l’erario per le ritenute da versare per Irpef dipendenti, lavoratori autonomi e collaborazioni sulle mensilità di maggio e giugno, «che sono state versate all’erario nei mesi successivi» e «1,29 milioni verso l’Erario per il residuo debito Iva relativo al periodo d’imposta 2014, che il contribuente sta pagando in 20 rate trimestrali». Tra gli impegni non risultanti dallo stato patrimoniale c’erano 5,69 milioni «per l’impegno per le rateizzazioni concesse da Riscossione Sicilia Spa per le imposte iscritte a ruolo a titolo provvisorio sugli accertamenti in essere comprensivo di interessi». Al 30 giungo 2017 il Palermo aveva debiti totali per 60,6 milioni (dei quali 8,93 verso banche e 5,7 milioni debiti tributari) e crediti totali per 66,7 milioni. I crediti erano diminuiti rispetto agli 87,2 milioni dell’anno precedente. Mentre molto più elevato era stato l’abbattimento dei debiti, scesi da 102 milioni a 60,6 milioni. Cos’era successo per far scendere vertiginosamente l’indebitamento? Il 30 giugno 2016, proprio il giorno di chiusura del bilancio dell’anno precedente, il Palermo aveva venduto il 100% della Mepal Srl (sta per Merchandising Palermo), la società controllata alla quale due anni prima aveva conferito il proprio marchio. La Mepal è stata venduta alla Alyssa Sa, una società con sede in Lussemburgo, in Allée Marconi numero 16. Ma a chi appartiene la Alissa? I dati sulla proprietà non sono disponibili in trasparenza, dato lo schermo di riservatezza sulle società del Granducato. Tuttavia è lo stesso bilancio del Palermo a dire che la Alyssa Sa (Sa sta per Società anonima) è una società in cui ha una partecipazione la Gasda Spa, la capogruppo di Zamparini che ha una partecipazione anche nel Palermo Calcio. Secondo la Procura di Palermo la vendita della Mepal è stata fatta verso una società posseduta dallo stesso Zamparini insieme alla moglie, Laura Giordani. Nel bilancio 2017 del club la Alyssa è definita una “parte correlata”. Il documento dice testuale che il Palermo ha un «credito di euro 40.000.000 verso Alyssa Sa per la cessione della controllata Mepal Srl, avvenuta in data 30/06/2016 il cui incasso, inizialmente previsto in 3 rate, è stato rideterminato in 2 tranches di pari importo, la prima entro il 31/05/2018 e la seconda entro il 30/06/2019. A fronte di tale credito, la società Gasda Spa, che detiene una partecipazione nella società Us Città di Palermo Spa e in Alyssa Sa, ha rilasciato una fidejussione rendendosi irrevocabilmente garante direttamente e a prima richiesta per l’esatto e puntuale adempimento degli obblighi assunti da Alyssa Sa». In apparenza quindi il Palermo a giugno 2017 aveva un credito finanziario di 40 milioni. Ma questo credito era verso lo stesso suo proprietario, Maurizio Zamparini. Quindi la “vendita” è un’operazione fittizia che serviva a coprire un buco.
Nel bilancio al 30 giugno 2016 del Palermo erano iscritti tra le entrate 21,946 milioni di “proventi da partecipazioni”, costituite dalla plusvalenza per la vendita di Mepal ad Alyssa. Cioè il Palermo di Zamparini vende il marchio a una società dello stesso Zamparini, ma in bilancio iscrive una plusvalenza di quasi 22 milioni. Se ci fosse un bilancio consolidato del gruppo Zamparini o della Gasda (ma non c’è o non viene pubblicato) questa plusvalenza verrebbe annullata, perché è realizzata “in famiglia”. Da notare che l’acquirente del marchio, Alyssa Sa, dopo un anno non aveva ancora versato neppure un euro del prezzo concordato. Anche questo è un sintomo che l’operazione è fittizia, perché il marchio è passato dal Palermo di Zamparini a un’altra società sempre di Zamparini. Per l’uso del marchio il Palermo Calcio si è impegnato a versare a Mepal, di proprietà di Alyssa, un milione all’anno per nove anni. I giochi di Zamparini con il marchio del Palermo erano cominciati il 6 novembre 2006. In quella data il marchio era stato ceduto a Locat, società di leasing del gruppo bancario Unicredit, per un valore di 30 milioni, stabilito dal perito milanese Marco Baccani. Il Palermo però ha mantenuto l’uso del marchio, con un contratto di lease back. Dedotto il maxicanone iniziale dovuto per il leasing (pari a 9 milioni) il club ha incassato dal gruppo bancario 21 milioni netti, che gli sono serviti per pagare i debiti. Nello stesso tempo però il club si è impegnato a pagare a rate a Unicredit 26,2 milioni in nove anni, come se avesse stipulato un mutuo. Secondo il bilancio al 30 giugno 2007, dall’operazione di “cessione” è derivata una plusvalenza di 30 milioni, che il club intendeva inserire nei bilanci spalmandola in nove anni. Nel bilancio consolidato a giugno 2007 furono inseriti 2,22 milioni di proventi straordinari per la plusvalenza della “cessione” del marchio. La seconda puntata si è svolta il 26 giugno 2014. Quattro giorni prima della chiusura del bilancio il Palermo conferisce il ramo d’azienda costituito dal contratto di leasing del marchio con il gruppo Unicredit e dall’attività di merchandising alla controllata Mepal. Il marchio viene valutato 23 milioni dal commercialista Anastasio Morosi. Cifra che si riduce a 17 milioni considerato il debito verso il gruppo Unicredit per il lease back del marchio. Contestualmente all’operazione nel bilancio a giugno 2014 del Palermo, all’interno del patrimonio netto, è stata inserita una “riserva da conferimento” per complessivi 25 milioni, come se la società avesse incassato questa somma, che in realtà non è mai entrata nelle sue casse. Questa riserva poi è stata utilizzata pochi mesi dopo, quando il cda e l’assemblea dei soci hanno approvato il bilancio a giugno 2014, per coprire larga parte della perdita di esercizio del Palermo, pari a 27,68 milioni. In questo modo Zamparini ha potuto evitare di dover versare denaro fresco per ricapitalizzare la squadra di calcio. Si giunge così alla terza operazione del gioco del marchio, la “vendita” di Mepal alla lussemburgehse Alyssa, il 30 giugno 2016. In un’intercettazione tra Zamparini e l’allora manager del Palermo, Antonio Baiguera, pubblicata dal Giornale di Sicilia il 27 giugno scorso, Zamparini diceva: «Il bilancio della Mepal sono due righe, la Mepal ha dentro solo il marchio e non fa un caz… non c’ha nessuna attività, è una società morta che io ho creato apposta. Noi abbiamo ottimizzato la vendita della Mepal per sistemare il bilancio con le perdite».