Il campione allenatore lancia la sua proposta contro i recuperi monstre, Zenga: «Fermiamo il tempo»

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sui tempi di recupero in questo Mondiale, e lo fa intervistando Walter Zenga.

Essere e tempo. Effettivo, ovviamente. Lancia la sua proposta Walter Zenga, 62 anni, uomo ragno per sempre, allenatore, visionario, giramondo, soprattutto persona di buon senso. «Lancio la mia proposta: ne gli ultimi dieci o cinque minuti di partita, con il tempo di recupero incluso ovviamente, ogni volta che la palla va fuori il cronometro si ferma». Dietro le parole di Zenga non c’è solo l’idea del controllo del tempo, che a molti può sembrare effimera. C’è l’esperienza sul campo. La sua. «Sono riflessioni che faccio e che arrivano anche dal mio fine carriera».

Quando stava in Mls? «Negli Usa all’epoca il cronometro andava da quarantacinque a zero e gli ultimi dieci minuti di partita il cronometro veniva stoppato. Rimessa, fallo, infortunio, palla fuori… Ho preso anche gol sulla sirena e siamo andati agli shoot out».

Recuperi monstre del Mondiale cosa ci suggeriscono? «L’input è: aumentate tanto il recupero, portiamo cinque minuti in più di tempo effettivo e arriviamo ai sessanta minuti. Ma alla fine? Prendi Marocco-Croazia: sei minuti di recupero e poi ne hanno giocati un po’ più di tre. Non possono cambiare il regolamento e dunque ecco i recuperi extralunghi. Più è lungo e più si gioca. Ma la realtà è che non aumenti la qualità del prodotto».

Dunque percezione più che dato scientifico. «La sensazione è sempre quella: quando a fine partita si dà il recupero sembra virtuale, se ci sono cinque minuti alla fine non giochi mai cinque minuti. Perché ci sono tante interruzioni: tiro fuori, infortunio, il portiere che perde tempo. E non ci metto di mezzo il Var».

Chi lo gestirebbe il tempo effettivo? Non sarebbe un ulteriore motivo di polemiche? «No, al contrario: toglieresti completamente la responsabilità dell’arbitro e il problema di tutti i giocatori di sollecitare una ripresa del gioco. Dall’ottantesimo in poi stoppi il tempo ogni volta che la palla esce, e fai in modo che lo vedano tutti».

La sperimentazione in A? «Ecco, è chiaro che ogni cosa, ogni novità va sperimentata. Un problema lo avresti sui campi minori, ma poi un sistema si trova. Magari si può cominciare con il solo fatto di rivedere una partita…».

E capire quanto tempo si è perso. «Sì, magari in bilico fino alla fine, una cosa del genere. E provare a stoppare il cronometro dall’ottantesimo-ottancinquesimo in avanti».

Ne va dello spettacolo? «Parto da un presupposto: vado al cinema, vado a teatro, e pago uno spettacolo che dura tot. Ma se vado allo stadio non vedo 90 minuti di partita. E’ impossibile. Uno deve pensare: come faccio ad aumentare la qualità? Non la quantità. Se porti una gara a cento minuti non aumenti la qualità».