«Ho fatto l’eremita ma adesso voglio giocare». Kjaer si racconta: «A Milano si vive meglio. A Palermo le due diventano anche le due e mezza…»

L’ex rosanero Simon Kjaer ha rilasciato un’intervista a “Sportweek” parlando anche di Palermo.

Dici che prima o poi dovrai pensare a un mestiere diverso: nessuna idea al momento? «No, è ancora presto. Se comincio a pensare al dopo, sposto su qualcos’altro una parte dell’attenzione che oggi ho sul calcio».

Ma immagini di restare in questo ambiente? «Non lo so, dipende da tante cose. Per esempio, dal posto in cui vivrò. Io sono danese, mia moglie Elina svedese. A 18 anni sono arrivato in Italia, a Palermo, e questo sarà il mio settimo anno qui. Mi piacciono il clima, il cibo… Ma anche la Spagna, dove pure ho giocato, mi è piaciuta. Però poi penso che i genitori miei e di Elina invecchiano e sono lontani. Ma rimanere in Italia è una possibilità».

Sette anni in Italia, quattro in Francia, due in Germania, Spagna e Turchia: cosa è rimasto della Danimarca dentro di te? «La base: puntualità e lo stesso rispetto per tutti, dalla donna delle pulizie al presidente. Se un danese ti dice: siamo qua alle due, vuol dire che siamo qua alle due, non alle due e dieci».

Ahi… «In Italia dipende da dove sei: a Milano è un po’ meglio che a Palermo. Lì le due diventano anche le due e mezza… Ma in Sicilia sono stato benissimo, ho aperto gli occhi sul mondo».