Gds: “Palermo. Business e intese mafia-ultrà. La Dda “Arrestate Giordano”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” si sofferma sul business e intese mafia-ultrà a Palermo. Ecco quanto riportato:

“La Procura vuole Johnny Giordano in carcere. E per questo ha fatto ricorso al tribunale del riesame.

Secondo l’accusa, il capo-tifoso rosanero è contiguo a Cosa nostra, in particolare alla cosca del Borgo Vecchio, dove è nato.

E proprio nell’indagine della Direzione distrettuale antimafia dello scorso marzo sulla cosca del Borgo era emerso a più riprese il nome di Giordano, anche nel corso di alcune intercettazioni.

Per lui i pm avevano chiesto la reclusione in cella per concorso esterno in associazione mafiosa, ma il gip era stato di parere contrario e non aveva firmato l’ordine di custodia. Non c’erano sufficienti indizi, secondo il magistrato, e non risultava chiaro dagli atti che cosa avesse fatto Giordano in favore dell’organizzazione e cosa ne aveva ottenuto in cambio.

Dunque niente arresto, ma gli inquirenti hanno subito presentato un’istanza al Riesame per ottenere la custodia cautelare in carcere. Stesso discorso per un altro indagato rimasto a piede libero, Giorgio Mangano, un commerciante di bibite, in affari con Salvatore Pispicia, arrestato nell’operazione Cupola 2.0 di due anni fa. Pure Mangano risponde di concorso esterno e assieme a Giordano, le loro posizioni saranno valutate nell’udienza fissata per il prossimo 25 maggio. Qualunque sia la decisione, non sarà definitiva. L’ultima parola spetta infatti alla Cassazione, a cui potranno ricorrere sia l’accusa che la difesa”.

“Tre in sostanza gli addebiti che riguardano il leder delle brigate rosanero.

Il primo è quello dei rapporti con Jari Ingarao, il figlio di Nicola, boss di Porta Nuova ucciso nel 2007. Lo andò a trovare mentre Ingarao era agli arresti domiciliari per discutere di uno dei «picciotti» delle brigate che aveva avuto una «disavventura». In uno scontro tra ultras, gli avevano tolto sciarpa e bandiera e questo non era affatto piaciuto agli altri capi che lo avevano allontanato.

Giordano avrebbe cercato di tutelarlo, chiedendo l’intervento del capocosca del Borgo, Angelo Monti ma l’intercessione a quanto pare, non sarebbe andata a buon fine e Monti si rifiutò di incontrare Giordano.

Altra questione riguarda il posto di lavoro del capo-tifoso che durante la gestione Zamparini aveva uno stipendio fisso e si occupava della sicurezza dello stadio e dei rapporti con i tifosi.

Ma tramontata l’era Zamparini e con l’avvento dei Mirri, Giordano non viene più chiamato e non fa parte dell’organico dei dipendenti.

Così, sempre secondo l’accusa, avrebbe cercato di avere un colloquio con Dario Mirri e l’amministratore delegato Rinaldo Sagramola e per ottenerlo si è affidato a Giuseppe Bellino, ritenuto un fedelissimo del capomafia di Pagliarelli Gianni Nicchi. Altro insuccesso, fa però notare la difesa. Non solo non ha riavuto il lavoro, ma Mirri non ha nemmeno incontrato Giordano. La terza circostanza riguarda i biglietti gratuiti che il capo ultrà otteneva dalla società rosanero. Tagliandi che avrebbe poi smistato in modo illecito assieme a Giorgio Mangano in favore di malavitosi e mafiosi assortiti, un modo per creare consenso in un preciso ambiente”.