Gds: “Palermo, arrestato vigile del fuoco bombarolo”

L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sull’arresto di un vigile del fuoco a Palermo.

La polizia fa luce sugli autori del lancio di bottiglie molotov contro l’azienda Leonardo spa. Raid incendiario che fu rivendicato dal movimento indipendentista Antudo già all’epoca: ora si scoprono gli esecutori materiali. Tre gli indagati: l’unico arrestato è Luigi Spera, 42 anni, di professione vigile del fuoco, considerato uno degli elementi di spicco di Antudo. Con lui ad architettare quella notte l’incursione altri due giovani: una donna originaria di Messina, D.G. di 27 anni, e un uomo di 32 anni, M.O. Per entrambi è scattato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Ognuno di loro avrebbe avuto un ruolo diverso. Secondo le indagini condotte dalla sezione antiterrorismo della Digos e dalla direzione centrale della polizia di prevenzione, coordinate dalla Procura, Spera sarebbe stato quello che concretamente lanciò le molotov all’interno dell’area di proprietà dell’azienda. Nei suoi confronti l’accusa è quella di aver «provocato un incendio mediante l’utilizzo, in luogo pubblico, di congegni incendiari, equiparati ad armi da guerra».

La ventisettenne è invece accusata di «istigazione mediante la diffusione del video di rivendicazione del lancio di molotov»; infine il trentaduenne è indagato per concorso nel reato di incendio. I provvedimenti sono stati firmati dal Gip su richiesta del procuratore aggiunto Sergio Demontis. Il lancio delle molotov dentro la sede della Leonardo avvenne nel corso di una manifestazione e provocò un incendio. L’indagine comunque era partita nel tentativo di fare luce su sette manifestanti, al momento la polizia ne ha riconosciuti tre.  L’azione fu commessa nell’area che si trova davanti al sito industriale. Le fiamme lambirono un’autovettura della società di sicurezza della struttura e si sarebbero potute estendere al centro commerciale Guadagna e ad alcune case. Solo la pioggia evitò un disastro. L’attentato venne rivendicato, attraverso la pubblicazione del video dell’azione sul web e sui canali social riferibili alla piattaforma siciliana Antudo.