Gds: “Cuori rosanero Migliaccio: «Il gol alla Juventus non lo scorderò. Mai pensato che il Palermo fallisse, merita la A»”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” riporta un’intervista realizzata all’ex centrocampista del Palermo Migliaccio.

Giulio Migliaccio, nato a Napoli il 23 giugno del 1981, adesso è un manager dell’Atalanta, ha superato il corso per direttore sportivo e cura per conto del club lombardo la gestione dei calciatori in prestito.

In cinque anni, dal 2007 al 2012, ha vissuto le stagioni più belle della gestione Zamparini. Giocando con stelle di prima grandezza. Chi fu il più bravo? «Potrei fare tanti nomi. Pastore partì benissimo ma ora si è un po’ perso. Cavani era fortissimo ed ha fatto una grande carriera. Ma il più forte calciatore con cui ho giocato a Palermo è stato Miccoli. Segnava sempre e in ogni modo, eppure sembrava che fosse tutto quasi scontato».

C’era anche Ilicic, che adesso fa faville all’Atalanta … «Josip al Palermo si prendeva qualche pausa, ora è maturato ed è un calciatore straordinario». Lo scorso anno, quando il neonato club rosanero organizzò la partita delle «leggende», rispose immediatamente. «È stata una bella emozione tornare al Barbera. Io devo tutto al Palermo. Quando arrivai con Colantuono ero uno sconosciuto, a Palermo sono cresciuto, ho giocato per la prima volta in Europa. A Palermo ho vissuto emozioni incredibili ed ho lasciato tanti amici: Antonino, Claudio, Alfredo, li sento ancora. E che festa quando andavamo con mia moglie a cena ai Pupi di Bagheria».

Emozioni legate anche a trionfi calcistici unici nella storia rosanero. Anche ai gol che le resteranno sempre in testa. Quali sceglierebbe?
«Sicuramente quello alla Juventus, poi quello al Napoli, che fu il primo col Palermo, quello nel derby col Catania e ovviamente il gol sotto la curva nord contro il Milan che ci portò in finale di Coppa Italia». «È vero, ho amato tanto Palermo e devo molto a Zamparini. Ma quel modo di fare, quei continui cambi di allenatore mi avevano stancato. Così l’ultimo giorno di mercato andai alla Fiorentina».

Ci aveva visto giusto, perché dopo la finale di Coppa cominciò il declino del Palermo… «Ma mai avrei pensato che il club fallisse. Non so perché sia accaduto e non me lo spiego con quegli incassi e con quelle plusvalenze, ci sono rimasto malissimo».

Dal calore di Palermo al calore di Bergamo, quali le differenze? «Poche, Palermo e Atalanta hanno grandi tifoserie e stessa passione». Diverso però negli ultimi anni è stato il modo di fare calcio. Perché? «L’ Atalanta ha una proprietà che vive ventiquattro ore su ventiquattro con la squadra. La famiglia Percassi è di Bergamo, è sempre presente, ha costruito nel tempo un club modello. Lo stadio, il centro sportivo, la cura del settore giovanile». E il Palermo di oggi? «Lo seguo sempre, mi sembra che quest’anno sarà difficile andare in B, ma bisogna provarci fino alla fine. E in ogni caso un anno di assestamento non sarebbe la fine del mondo, spero che in pochi anni il Palermo torni nel posto che gli compete». Quale sarebbe? «Un posto stabile in Serie A».