Gds: “Biava: «Sarei rimasto a vita, ma mi mandarono al Genoa. Tifo per la risalita»”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” riporta le dichiarazioni di Giuseppe Biava, ex calciatore del Palermo:


«Ricordo perfettamente, mi rimase un pezzo di maglia di Adriano tra le
mani, ma dovevo fermarlo in qualsiasi modo. Pensavo che a fine gara Guidolin mi rimproverasse per l’espulsione, invece mi disse “bravo ”. Venivo da una piccola squadra di provincia e quando entrai per la prima volta nello spogliatoio e vidi Corini, Toni e Zauli mi tremarono le gambe. Eravamo una grande squadra, sempre tutti insieme. Quanti bergamaschi e
bresciani. La notte della promozione non la dimenticherò mai».

«Io amato? Forse perché vedevano che davo tutto per la maglia, perché ogni partita la giocavo al massimo delle mie possibilità. Avevo fatto il militare a Palermo nell’operazione Vespri siciliani, la città mi era piaciuta a non ci pensai due volte a cambiare mondo. Ho fatto benissimo. Lo scorso anno sono venuto per la partita delle leggende organizzata dal nuovo club e tornare al “Barbera” è stata una grande emozione. Quel pubblico mi
ha sempre dato una spinta incredibile. Poi sono andato un po’ in giro per la città. Pensavo di trovarla diversa da come l’avevo lasciata nel 2008 e invece l’ho trovata uguale, mi sono sentito a casa, come se non fossi mai andato via. Qui ho ancora tanti amici come Francesco Arcoleo e Luciano Megna, qui avrei voluto vivere».


E invece nell’estate del 2008 Biava fu costretto a lasciare Palermo. «Già
l’anno prima avevano cercato di vendermi per prendere Migliaccio, ma rifiutai l’Atalanta, non era ancora il momento di tornare a casa. Nel 2008 mi
inserirono nella trattativa per Bovo e mi mandarono al Genoa. Ci rimasi
molto male. Non immaginavo che Zamparini chiudesse così la sua avventura in rosanero e non so cosa sia accaduto. Certo quei
cambi di allenatore non facevano bene, ma la cosa che alla squadra dispiaceva di più era quando attaccava pubblicamente l’allenatore. Dei
tre presidenti Lotito è il migliore perché sta sempre vicino alla squadra,
ha preso la Lazio che era fallita e l’ha portata in Europa. È uno che vede lontano».

«Guidolin mi ha dato sicurezza e fiducia quando sono passato da una piccola squadra al Palermo, Gasperini mi ha fatto crescere tatticamente perché lui vuole sempre che i difensori impostino il gioco, Reja mi ha dato serenità in una grande piazza come Roma. Attaccanti? Sullo stesso piano Toni, Milito e Klose».

«Gol col tacco volante? Già, se ci provo mille volte non lo farò mai più. Fui fortunato perché Aronica mi sbilanciò mentre ero in aria. Dovevo chiudere a Bergamo, nell’Atalanta che mi scartava sempre nei provini da ragazzo. È stato bello giocare con amici e parenti in tribuna».

«Primavera Albinoleffe? Qui c’è una grandissima attenzione al settore giovanile. A un mio giocatore consiglierei certamente di giocare
in una piazza come Palermo, è un buon posto per fare calcio». Un Palermo che oggi sembra molto lontano dal suo… «Lo so, lo seguo e spero che torni nel calcio che conta. Ma senza grandissimi capitali alle spalle va fatto un discorso a medio termine che non è facile fare accettare ai tifosi. Bisogna
avere pazienza e programmare».