Gazzetta dello Sport: “Serie A, Martinez-Belotti: il Toro è scatenato, Udinese a picco e ritorna la paura”

“I tifosi della curva cantano per minuti dopo che lo scempio si è compiuto. Cantano voltando le spalle al campo come a dire che loro non c’entrano con quello spettacolo sconcertante. Prima della partita, avevano srotolato un lungo striscione ricordando la tragedia del terremoto di 40 anni fa: «Tremò la terra che distrusse le case, a morire quel giorno furono in tanti, ma siamo friulani e andammo avanti». L’Udinese li ha traditi proprio nel giorno del dolore e della memoria. Eventi lontanissimi uno dall’altro, ovvio, però la squadra non ha mostrato tracce di orgoglio o di personalità. Niente di niente. E ha riscoperto la paura, col Palermo che, vincendo, potrebbe arrivare a tre punti. ALLO SBANDO «Troppo brutta per essere vera», taglia corto Gigi De Canio, che fatica a nascondere la delusione. Ma come, hai la possibilità di chiudere il discorso salvezza contro il Toro già sazio e appagato e invece sbagli completamente la partita? «Se Matos non avesse sbagliato quel gol…», azzarda il tecnico, ma è il primo a non crederci. L’alibi non regge. L’Udinese, semplicemente, non è scesa in campo. Pensava che fosse tutto facile: approccio sbagliato. Ha lasciato giocare una squadra che, invece, ha nel Dna la capacità di aspettare e colpire in contropiede: tattica sbagliata. Due moduli allo specchio, ma il 3­5­2 dell’Udinese è diventato un atto di resa dopo pochi minuti. La difesa è rimasta in equilibrio instabile sin dall’inizio, Edenilson non ha saputo tenere Bruno Peres schierato a sinistra per fare spazio a Zappacosta dall’altra parte, le mezzali (Badu e Fernandes) hanno perso tutti i duelli con Benassi e lo straripante Acqua. E poi l’irriconoscibile Thereau e lo sciagurato Matos scelto per sostituire Zapata (squalificato) perché avrebbe dovuto dare profondità. Insomma, non ha funzionato niente. Il resto l’hanno fatto la paura, gli errori, l’incapacità di trovare la lucidità per reagire dopo l’illusorio 2­1 di Felipe. De Canio ha cercato di raddrizzare la barca che affondava: dentro Perica. Inutile. Il contropiede di Belotti, con Adnan che arranca penosamente cercando di fermarlo, è il manifesto di una squadra allo sbando. Come complicarsi alla vita RINATO Ricordate le gigantesche colpe dell’Udinese, celebriamo il rinascente Torino: compatto e organizzato. Il 3­ 5­2 di Ventura ha girato al massimo. Merito di chi ha giocato poco finora, come Jansson e Silva. O come Martinez, che ha dimostrato un’intesa perfetta con Belotti. Per la serie: con uno così, Immobile può anche stare fuori. Squadra di lotta e di governo, il Torino. Capace di andare a segno da 9 partite di fila, di colpire 8 volte con i difensori, solo il Verona ha fatto meglio. Ventura ha vinto la partita un po’ dovunque, ma soprattutto sulle fasce, perché Peres e Zappacosta hanno asfaltato i loro avversari. Certo, il gol arrivato in tempi brevi (gran colpo di testa di Jansson) ha facilitato le cose, ma il Toro ha avuto la forza di non accontentarsi capitalizzando al massimo gli imbarazzanti errori dell’Udinese. Rivedetevi, per esempio, come Martinez mette a sedere Danilo nell’azione del 3­1. Il bipolare Ventura dice di essere rammaricato «per quello che avremmo potuto fare in questo campionato» e felice perché «sono tornato a divertirmi». Qualcosa di simile alla libidine che aveva sentito appena arrivato al Toro? Forse”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.