Gazzetta dello Sport: “Palermo, ecco perchè Bosi”

Altro giro, altra corsa. Dall’ottovolante Palermo scende Guillermo Barros Schelotto e sale Giovanni Bosi. Per il tecnico della Primavera si tratta di un ritorno, visto che aveva già fatto da tutor all’argentino alla sua prima alla guida dei rosanero contro l’Udinese. E’ il settimo avvicendamento stagionale (Zamparini era arrivato a 5 nel ‘94-’95 Ventura-Maifredi-GerettoVentura-Geretto), dopo Iachini, Ballardini, Viviani, Bosi, Tedesco e appunto Schelotto. L’ennesimo ribaltone si è consumato nel giro di una notte e ha preso forma davanti al mancato riconoscimento da parte della Uefa dei requisiti in possesso dall’argentino per il tesseramento come allenatore in Europa. Stando al regolamento, l’ex giocatore del Boca avrebbe dovuto maturare almeno 5 anni alla guida di una prima squadra, mentre l’unico precedente di Schelotto in Argentina con il Lanus è durato tre anni e mezzo. Società e tecnico, a seguito del documento inviato dalla Uefa al club rosanero, hanno deciso di non andare avanti. Il Mellizo ha salutato la squadra e poi si è diretto in albergo per fare le valigie. «Non ho la licenza, non posso dirigere – ha spiegato -. La legge è legge e va rispettata». Chiusa l’avventura di Schelotto, durata appena un mese, si è aperto il rebus su chi affidare la squadra in vista della gara col Torino. Il dubbio era se continuare con Tedesco oppure studiare un’altra soluzione. PERCHE’ BOSI Dopo lunghi confronti telefonici sull’asse Palermo-Vergiate tra i dirigenti e il patron è maturata la decisione di affidare la panchina a Bosi con l’aiuto di Tedesco che, di fatto, da primo allenatore, seppure formalmente, si ritrova ora nel ruolo di vice. La scelta è ricaduta sul tecnico della Primavera, oltre per gli ottimi risultati conseguiti con le giovanili, anche perché è conosciuto e stimato dai giocatori. In un primo momento sembrava che Tedesco potesse non accettare il ridimensionamento, poi Zamparini ha manifestato agli allenatori che aveva bisogno di entrambi e ha chiesto loro di dargli una mano.