Gazzetta dello Sport: “La riforma dei campionati, Tavecchio: «Facciamo più selezione e ridurremo le squadre»”

“«Mai più un caso Crotone. In futuro, senza stadio a norma, non si giocherà». È solo un esempio, ma è il più significativo. Segnatevi la data di ieri, 23 settembre. Per l’ennesima volta, Tavecchio ha riunito nella sede della Figc leghe e componenti, come li definisce la dicitura federale, cioè Serie A e B, Lega Pro, Lnd, calciatori e allenatori. Convocati a via Allegri in nome della «madre di tutte le riforme», la riduzione dei campionati. La solita litania: «Dobbiamo ridurre le squadre professionistiche». Solo che stavolta, sul serio, ne è uscito qualcosa di molto concreto e, soprattutto, assai credibile. L’INTUIZIONE Non è mai troppo tardi, diceva il maestro Manzi. Carlo Tavecchio aspettava questo momento da due anni. Un lasso di tempo in cui tutti i suoi appelli – i più recenti col tono ultimativo: «O mi presentate le vostre proposte o faccio da solo» – sono caduti nel vuoto. Semplicemente, ignorati. Fino a ieri. Non (ancora) una svolta, ma un risveglio dal letargo collettivo in cui sembravano piombati un po’ tutti, magari facilitato dall’avvicinarsi delle elezioni. «Muoviamoci, il sistema ha perso troppa credibilità». L’intuizione decisiva, condivisa da tutto il tavolo, è stata cambiare approccio, ribaltare il metodo. «Anteponiamo gli obiettivi alla contabilità, stabiliamo prima le regole che servono a restituire competitività al nostro calcio, poi arriviamo ai format dei campionati. Solo così le società ci verranno dietro». Tradotto: se facciamo più selezione all’ingresso, aumentiamo la qualità delle partecipanti. E a quel punto il restringimento del lotto potrebbe essere automatico, perché detto brutalmente, chi non potrà permettersi i nuovi parametri resterà fuori. Stavolta, come detto, senza deroghe. ESEMPI CONCRETI Gli stadi devono essere tutti a norma, altrimenti non giochi. Le tribune devono tornare a riempirsi: vanno varate e incentivate politiche in questo senso. Gli azionisti devono possedere liquidità e lungimiranza: stop alle licenze col respiro corto, serviranno piani sostenibili per più stagioni. Gli amministratori e i dirigenti devono essere più competenti: via cialtroni e gente senza arte né parte (o, peggio, disonesta la Lega Pro  ha avuto una bella idea: trasformarsi in un’agenzia di rating che assegnerà un valore di solvibilità e affidabilità ad ogni società, dopo opportuno censimento che è in fase di lavorazione. Questo nuovo pacchetto di regole, da introdurre gradualmente con un piano di due o tre anni, dovrebbe produrre una serie di risultati utili: chiudere il sistema ai cialtroni, recuperare credibilità tra gli appassionati e, soprattutto, nel sistema creditizio (che oggi guarda al nostro calcio come ad un imprenditore in bancarotta), rassicurare calciatori e allenatori che le società ammesse ai campionati pagheranno loro gli stipendi. Sogno? Utopia? Forse, ma è un bel segnale che i nostri si siano impegnati a mettere nero su bianco le proposte e abbiano già fissato il prossimo appuntamento, 21 ottobre. E porteranno, si spera, i compiti fatti a casa”. Questo quanto si legge su “La Gazzetta dello Sport”.