Gazzetta dello Sport: “Italiaaa! Capolavoro azzurro, tritata la Spagna e ora la Germania”

“Italia­-Spagna 2­0 come Italia-­Germania 4­3? Presto per l’enfasi, la strada è lunga e nei quarti ci tocca la terribile Germania che qui sembra la più forte di tutti. Ma dopo la partita perfetta di ieri, c’è da giurarci, sono i tedeschi a sentire qualche brivido addosso, memori della sindrome italiana e di tutte le botte prese quando non se l’aspettavano. Loro sono i campioni del mondo, devono vincere. Noi un gruppo di «brutti, sporchi e cattivi» il cui totale fa più della somma dei singoli. Senza niente da perdere, perché un piccolo Europeo è già stato vinto contro la Spagna al tramonto di un ciclo che noi avevamo aperto. E con la faccia di chi può riscrivere la storia. Iniesta è rimasto in piedi con l’orgoglio dei campioni, ma la classe non è bastata contro il progetto tattico evoluto di Conte, lui sì top player, e contro il gruppo. Finisce 2­0, Chiellini e Pellè, ma poteva essere 3­0 dopo un’ora: errori e parate lasciavano pensare che l’avremmo pagata cara. Invece no, Italia perfetta, con il c.t. a telecomandare tutti. C’è una dimensione epica. E adesso uno spettro si aggira per l’Europa: questa nazionale «comunista». PROGETTO CONTE E poi scusaci, Germania, ma non c’era la timida Slovacchia di fronte. C’era la Spagna, ferita e debilitata (8 chilometri meno degli azzurri), ma che una soluzione la trova sempre. La Croazia aveva offerto suggerimenti importanti, l’aggressione veloce, Conte ha sublimato quella lezione impostando la sua miglior Italia. Abbiamo comandato noi, addirittura più che col Belgio, e gli abbiamo impedito quello che sanno fare bene, sorpresi, scioccati da tale atteggiamento. Squadra alta il giusto, che ha permesso agli spagnoli di entrare in area solo dopo 50’. Squadra aggressiva, sempre uno sul portatore di palla, sempre: manco Iniesta ha avuto mai tempo di ragionare, quindi la ragnatela di passaggi è parsa frettolosa, imprecisa. Squadra sempre in anticipo: 46 palle recuperate, 19 intercettate e, più importante, 126 perse contro le 139 spagnole. Squadra che ripartiva velocissima con tocchi di prima, sponde e cambi di fronte, poi dritti verso De Gea: come nel caso dei due gol. Tutto studiato. E tutto con un autore ben identificato: Conte. GRUPPO Il c.t. ha letto le mosse in anticipo, come un maestro di scacchi. La Spagna s’è vista in area tra il 31’ e il 45’ s.t. e basta. Ma, come in un gran film, non bastano Fellini e Almodovar se gli interpreti non sono attori preparati. Qui la recitazione è da urlo in ogni reparto. I tre «bastardi» dietro, Barzagli, Bonucci e Chiellini, non hanno esitazioni su Morata, abbandonato dai suoi e «maltrattato» con affetto. Insuperabili anche di testa. Zero gol presi con Belgio, Svezia e Spagna. Se una distrazione accade, cioè la testa di Barzagli che libera Piquè, ecco che Buffon ripete al mondo: il boss sono ancora io. E il centrocampo? Il 3­5­2 è una macchina a orologeria, con Florenzi e De Sciglio che s’abbassano poco e poi ripartono, soprattutto Florenzi che è sempre in appoggio alla manovra offensiva. Altro che cinque dietro, qui è 3­3­4 con Florenzi e Giak punte aggiunte, e De Sciglio più coperto, interessante variazione sul tema. De Rossi lotta come nel 2006, Parolo sbarra Iniesta, e Giaccherini manco vede Fabregas per come scatta. Indemoniato. Commovente. E infine l’attacco: Pellè fa il 9 e il 10, perché vede il gioco come nessun altro centravanti qui. Dalle sue sponde decolla Eder che gioca l’ora della vita, peccato quel 2­0 fallito solo con De Gea. INFERIORITÀ SPAGNA Contro questo meccanismo, ecco la differenza selezione­squadra, Del Bosque non ha mai contromosse. Il suo 4­3­3 si compiace della manovrina orizzontale, ma si incarta su se stesso finché gli azzurri non strappano palla. Silva, moscio, si accentra, per lasciare la destra a Juanfran, ma si pesta i piedi con Fabregas. A sinistra Nolito fa rima con impappinato e Alba deve preoccuparsi di Florenzi, altro che ala. Busquets deve triplicare la marcatura su Pellè e finisce che è Piquè l’attaccante più pericoloso. Ma non ha la grinta di Chiellini che, sulla punizione di Eder – dopo fuga, contropiede, e scambi – anticipa tutti sottorete al 33’. Aduriz per Nolito cambia qualcosina, perché in area c’è più folla, ma le occasioni sono dell’Italia. Un dato su tutti: dall’Europeo ’84, contro la Germania Ovest, la Spagna non subiva 7 tiri in porta. FINALE VERA D’accordo allora, con l’Irlanda era stato tutto uno scherzo, anche se non l’immaginiamo la tranquillità di Conte nel vedere un’Italia rannicchiata dietro. Ma qui è tutto cancellato. Non era «un’amichevole», quindi l’Italia corre come fosse ottobre, ha sempre le distanze giuste, Darmian, Motta e Insigne vanno dentro come titolari. Ci crede fino all’ultimo. Come dimostra il 2­0 di Pellè appunto su azione Insigne­Darmian. Con il Belgio gol al 32’ e al 92’, qui al 33’ e al 91’. Alla Svezia, rete all’88’. Non è un caso, è gestione, è superiorità tattica in un Europeo che non sta sfoggiando fenomeni: quindi dimensione perfetta per un gruppo e un c.t. fuori dall’ordinario. Abbiamo battuto due favorite (Spagna e Belgio), le altre due sono sulla strada (Germania e, in teoria, Francia). Peggio dei tedeschi forse è difficile trovare. Ci vuole un’altra «Italia­Germania qualcosa», poi vediamo”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.