Gazzetta dello Sport: “Inter, voglia di capitano. Dopo la panchina di Coppa con la Juve, Icardi titolare con il Palermo per convincere gli scettici e…”

Con o senza palle, metaforiche e fisiche, Mauro Icardi si riprende il centro dell’attacco nerazzurro. Questa sera contro il Palermo – graffiato due volte in un’unica soluzione l’8 febbraio 2015, che poi è anche il solo successo dell’argentino contro i siciliani – il capitano torna titolare dopo la panchina prolungata fino ai calci di rigore contro la Juventus. Una scelta che ha lasciato punti interrogativi più che altro per la decisione di buttare in campo Manaj e non Mauro verso la fine del match. CRESCITA Icardi ha twittato dopo la partita: «Questo è un grandissimo gruppo, e oggi si è visto sul campo… E pensare che ancora c’è gente che pensa che questa squadra non abbia le palle». Roberto Mancini ieri in conferenza ha dedicato un passaggio al suo capitano: «Non è mai facile fare il capitano, a maggior ragione in un club come l’Inter. Non è mai facile crescere in pochi mesi, e la fascia serve proprio per questo. Fare il capitano in nerazzurro vuol dire tanto. I social network? Possono twittare quanto vogliono, basta che non vadano a letto alle 4 del mattino e ubriachi». La crescita di Mauro passa anche dai suoi comportamenti nello spogliatoio, da quanto la sua leadership vada oltre la fascia stretta intorno al braccio. Guardando il lato positivo della situazione, ricordiamo come Icardi pur non saltando di gioia abbia compreso la panchina di mercoledì. Fino a qualche mese fa non sarebbe successo. Quando Mancini lo lasciò in panchina contro la Roma e contro il Napoli in Coppa Italia, non nascose il disappunto. Nel derby del 31 gennaio e nella sfida contro la Juventus di mercoledì, ha reagito da persona più matura. Da capitano. Perché lui tale si sente e se potesse scegliere lui non cambierebbe la maglia dell’Inter con nessun’altra. Ecco perché su questo livello è difficile pensarlo lontano dal mondo interista. Solo uno con sangue nerazzurro nelle vene potrebbe convincerlo a lasciare questo lato del Naviglio. Come Josè Mourinho (Manchester United) e Diego Simeone (Atletico Madrid), tanto per fare due esempi di chi ha cercato, recentemente o meno, un contatto con l’Inter e Icardi. Serve l’offerta giusta per convincere il primo soggetto (non meno di 40 milioni di euro), serve il progetto giusto per convincere il secondo. BONUS E NON SOLO Mauro questa sera riparte da 11, i gol segnati in campionato. L’anno scorso ne fece 22 e dopo 27 turni era già a quota 15. Viaggia sotto media, ma come ricordano i dati Opta Icardi sfrutta al massimo tutti i palloni giocati. Ha tirato nello specchio 19 volte, verso la porta 38. Tra i giocatori che sono in doppia cifra di gol segnati in A solo Bacca ha una percentuale realizzativa migliore della sua (34,21 a 28,95). Mauro vuole riprendere la marcia consapevole che vincere nuovamente la classifica marcatori come l’anno scorso (insieme con Luca Toni) è praticamente impossibile vista l’andatura di Gonzalo Higuain. Però almeno il ruolo di vice-re è raggiungibile (Dybala e Bacca sono a 13 gol). A essere egoisti, si può pensare al prossimo bonus pecuniario fissato al 15° centro in campionato. CON O SENZA Allora avanti, al lavoro anche per andare incontro alle esigenze del Mancio che lo vorrebbe attaccante più moderno, attivo pure fuori dall’area-appartamento. Per vari motivi, oltre i dati forniti sempre da Opta. L’Inter, in campionato, ha vinto il 47,8% delle gare giocate con lui titolare (11 su 23), il 75% senza (3 su 4). Ma sarebbe ingeneroso dire che sicuramente l’Inter gioca meglio senza di lui. Semplicemente gioca diversamente perché Icardi è il terminale di una manovra. Per il bene della stagione nerazzurra è giusto lavorare a un compromesso in cui tutti mettano qualcosa. I suoi gol servono per il risultato finale: per l’umore, la sua leadership, il benessere complessivo. Ma, soprattutto, all’Inter per rincorrere la Champions League”. Questa l’analisi odierna de “La Gazzetta dello Sport” sul momento del capitano dell’Inter Mauro Icardi.