Gazzetta dello Sport: “Ex nazionale si ritira a 23 anni: «Non è più il mio calcio. Stavo per firmare per il Palermo…»

Non credevo che questo giorno sarebbe giunto così presto per me. Avevo tutt’altre idee, ma si sa anche al miglior piano, possono capitare degli imprevisti o incidenti di percorso di cui nessuno può tener conto”. Comincia così la lunga lettera pubblicata sul proprio profilo Instagram da Simone Petricciuolo, talento napoletano classe 1995 ed ex nazionale under 20. Centrocampista duttile, ma capace di esprimersi bene anche come terzino destro. Ora però ha deciso di lasciare il mondo del calcio. Un addio non privo di accuse. Nella sua lettera aperta, Simone si assume la responsabilità del proprio percorso: “Io mi prendo la mia buona parte di colpe, forse avrei dovuto stringere più i denti e sicuramente qualche scelta sbagliata l’ho fatta in passato come ad esempio quella di non firmare per il Palermo che poi quell’anno andò in serie A, di non allontanarmi più da casa, di affidarmi ad una persona che ha pensato solo ai suoi affari, ad una società che non mi ha saputo aiutare ne tutelare spedendomi in una realtà dove mi sono ritrovato a pagarne le spese con situazioni “strane” ma che comunque faceva comodo e di conseguenza anche essa ha pensato solo ai suoi affari”. E qui il giovane calciatore si addentra nelle sue accuse: “Oggi giocare in Serie C o in D è estremamente difficile o allo stesso tempo estremamente facile. Difficile per chi con me, se sei solo bravo e grazie a delle regole intelligenti a 23 anni sei considerato già vecchio. Facile per chi invece ha conoscenze importanti, oppure “comprare” un contratto dando 15 mila euro al direttore di turno che a suo volta ti fa il contratto con la società, o portare soldi alle società tramite sponsor o a volte basta avere semplicemente 18-20 anni cosicché il costo è nullo anzi addirittura facendo qualche presenza le società ci guadagna motivo per cui , oltre alle regole, la metà di ogni rosa è fatta di under. Dopo si lamentano se i campionati non sono competitivi e se in Italia non nascono più i talenti di una volta”. Da qui la decisione di dire basta con lo sport più amato: “Potrei giocare altri 10 anni tranquillamente in D e sicuramente un’altra occasione in C l’avrei avuta, ma non è questo ciò che mi ero prefissato, non mi ero prefissato di accontentarmi, non era questo il mio sogno”.