Gazzetta dello Sport, domani Macedonia-Italia e Pandev: “«Nestorovski sta da dio. Contro gli azzurri…»”

Goran Pandev, dica la verità: è tornato in nazionale quando ha saputo che finalmente avrebbe potuto giocare per la prima volta contro l’Italia. «Vuol dire contro Buffon in maglia azzurra? Con lui vado bene, in effetti». Ne parliamo dopo, prima facciamo un passo indietro. Ottobre 2013: perché dice basta con la Macedonia? «Le cose andavano malissimo e la pressione era tutta su di me. Però a calcio si gioca in undici, da solo non puoi mai cambiare le cose, e allora cambiai strada: “Se è tutta colpa mia, mi faccio da parte”». Marzo 2016: perché dice di nuovo sì alla Macedonia? «Perché quell’addio non mi era andato giù: la Macedonia è il mio Paese, la mia famiglia vive qui. Non era giusto che la storia si chiudesse così, a trent’anni. E poi era arrivato Angelovski, un allenatore giovane, con le idee chiare. Un giorno è venuto a trovarmi a Genova: “Abbiamo bisogno di te”. Mi è piaciuto il suo progetto». Ovvero? «Aiutarlo coi tanti giovani bravi che abbiamo. La nostra Under 21 è in piena corsa per la qualificazione all’Europeo: mi pare un segnale di grande prospettiva». Diciamo che le vostre possibilità di qualificazione al Mondiale sono un po’ più bassine. «Con Italia e Spagna? Non scherziamo. Noi puntiamo a fare meglio rispetto alle ultime due qualificazioni: Macedonia sempre ultima, stavolta magari arriviamo quinti». Possibile, visto che c’è anche il Liechtenstein. E contro l’Italia? «La nostra gente non aspetta altro, dovevamo ancora giocare con Israele e si parlava già solo della partita di domani». Stadio pieno, dunque? «Di sicuro molto bello, speriamo anche pieno: quando è stato caldo ci ha sempre aiutato e per vent’anni è stato caldissimo. Noi giocheremo più che altro per l’onore, però…». Però? «C’è il vantaggio di avere una grande occasione. Contro le big ci capita di fare le nostre partite migliori: un 2­2 con l’Inghilterra e uno contro l’Olanda nel 2002 e nel 2004 per le qualificazioni all’Europeo e al Mondiale; un’amichevole con la Spagna persa in rimonta 3-­2, vincevamo 2-­0, nel 2009. Altri tempi, certo, ma noi siamo così: ci proviamo sempre e quando non abbiamo nulla da perdere a volte ci riusciamo». Più forte l’Italia o la Spagna? «L’Europeo ha detto l’Italia, poi la partita di Torino ha cambiato un po’ la percezione. Anche se negli ultimi 20’ ho rivisto la squadra che conosco: tatticamente, fisicamente e con il carattere può mettere in difficoltà chiunque». Dunque da Conte a Ventura è cambiato poco? «Ventura l’ho conosciuto bene, ricordo come il suo Bari pareggiò 2 volte con l’Inter nel 2009­ 10: nelle sue squadre giocano tutti, anche il portiere». Il punto di forza dell’Italia? «Sarò banale, ma dico la difesa: la più forte. Io li conosco bene, ma loro si conoscono meglio: questo è il segreto». Chi le fa più paura? «Tutti: perché fanno paura insieme». E Nestorovski deve farci paura? «Non si fanno tre gol di fila nelle ultime tre partite da titolare in Italia più un gol in Nazionale se non si sta da dio». Che effetto le fa non vedere in azzurro il suo ex compagno Balotelli? «Mi dispiace, ma sappiamo tutti quante volte Mario non ha fatto le cose per bene. Più che credere che un giorno tornerà in Nazionale, spero per il suo bene che smetta di sbagliare. Che un giorno dica a se stesso: “Comincia a giocare a pallone e basta”». Dica la verità: sperava di giocare un po’ di più nel Genoa? «Ognuno di noi spera di giocare di più, ma so di avere anche lì un ruolo simile a quello che ho nella Macedonia: io e Nico (Burdisso) dobbiamo anche aiutare i giovani a crescere. E comunque, dopo il rosso con il Pescara, salto un’altra partita ma poi sono pronto a rientrare: c’è il derby…». Lei non segna un gol in assoluto in partite da tre punti con la nazionale dal 10 settembre 2008, contro l’Olanda, stesso stadio di domani: non le sembra un po’ troppo? «E’ troppo sì: per la fiducia, per tutto. A questo punto sarebbe il massimo farlo contro l’Italia: chiedete a Buffon perché posso sperarci». Basta chiedere agli archivi: un gol il 5 dicembre 2004 (Juventus­-Lazio 2-­1), due gol il 15 dicembre 2007 (Lazio­-Juventus 2­-3), due gol il 29 novembre 2011 (Napoli-­Juve 3-­3), un gol l’11 agosto 2012 (Juventus-Napoli 4-­2, finale Supercoppa italiana). Sei gol segnati a Buffon, ma senza mai vincere: andrebbe anche bene così, a lui e pure all’Italia“. Questo quanto si legge nell’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.