Gazzetta dello Sport: “Da giocatore finito a inamovibile, il palermitano Madonia adesso è il re di Messina”

“Un esame che non fa sconti, la vita. Glaciale di fronte ad ogni cosa. Al curriculum, ai gol che hai fatto e che nessuno potrà mai toglierti. «Discese ardite e poi risalite», direbbe Battisti. Vietato accomodarsi su posizioni di rendita: a Giuseppe Madonia, perlomeno, non è mai stato concesso. «Ormai ci sono abituato. Il calcio è così, dimentica in fretta. Un giorno sei eroe, il giorno dopo sei nessuno». PARTIRE DA ZERO Sempre pronto a ricostruire da zero, sempre disposto a raccogliere pezzi di se stesso per ricomporre quella sagoma di attaccante con il gol nel sangue. Come se il calcio volesse beffarsi di lui. Come se ogni volta volesse azzerare quanto espresso sul campo in 15 anni di onorata carriera. Il suo arrivo a Messina è solo la versione più recente di un film già visto. Cento, mille volte. La sua firma innesca il divorzio tra Stracuzzi e Bertotto, che considerava Madonia un pezzo da museo, un giocatore finito. Arriva Marra, che gli regala scampoli di partita. Madonia però estrae dal cilindro il gol dell’anno contro il Francavilla. Segna anche a Monopoli, ma non servirà ad evitare la ghigliottina a Marra. Così il 3° matrimonio, quello della svolta, quello con Lucarelli: «Mi ha fatto subito sentire importante. Non conta se scendo o meno in campo dall’inizio: mi basta sapere che per lui sono un titolare. I gol fatti di recente sono solo una conseguenza». Quattro in 15 giorni, tra coppa e campionato: «La doppietta con il Catania ha un sapore particolare. Segnare sotto la curva in un derby è stato meraviglioso». I LUCANI Adagiarsi mai, Madonia lo sa meglio di chiunque altro. Domenica c’è il Matera, con il suo gioco sfrontato e diretto da Gaetano Auteri, che Madonia conosce bene per suoi trascorsi alla corte del presidente Columella: «Anche lui – Columella, ndr – all’inizio dubitava di me. Poi proprio con la doppietta a Messina sono riuscito a convincerlo che non ero poi così scarso». Al San Filippo quella volta finì 0­5: tatuaggio doloroso e indelebile. «Il Matera faticherà a batterci, siamo un’altra squadra. Fino a qualche settimana fa non riuscivamo a mettere in fila tre passaggi. Lucarelli ha spazzato via tutto». Madonia guarda il tramonto della sua carriera con sguardo intenso, quasi a volerlo congelare per sempre. Come quel gol a San Siro contro l’Inter, in Tim Cup, con la maglia del Trapani: «Il momento più bello della mia vita da calciatore»”. Questo quanto riportato da “La Gazzetta dello Sport”.