Gallo (Pres. Reggina): «Se porto gli amaranto in Serie A posso anche morire»

«Reggio doveva prendere la Lega Pro come un insulto e pensare al ritorno in A. In quelle parole, c’era anche la strategia di chi voleva rialzare il morale di un ambiente calcisticamente depresso? Assolutamente sì. Tutto nasce dal mio arrivo a Reggio, con l’avvocato Iiriti. Una città splendida, forse voi che ci vivete non vi rendete neanche conto dell’impatto emozionale che Reggio suscita in chi arriva da fuori. L’unica sensazione brutta, riguardava l’assenza della Reggina. Non ne parlava nessuno, se non con riferimenti alla gloriosa Reggina di Foti. Si viveva di passato, ma non c’era speranza. Volevo dare un segnale forte, per risvegliare una passione sopita, ma non finita. Amare Reggio è stato semplice, vista la valanga di affetto che ho ricevuto fin dal primo momento. Dai reggini ho ricevuto sostegno e vicinanza anche in momenti complicati, e questo non si dimentica. Ecco, se proprio dovessi dare un giudizio sul popolo reggino, direi che è un popolo che sa cosa significhi volere bene, e questo è un dono che si trova raramente.

Come ho detto qualche giorno fa, la Roma per me rappresenta una madre, e la Reggina una moglie. Ma se mi mette di fronte ad una scelta simile, le rispondo senza pensarci un attimo: la Serie A della Reggina. Mi dica dove devo firmare, che le metto cento firme. Se porto la Reggina in Serie A ho raggiunto davvero il massimo, a quel punto potrei anche morire». Queste le parole del presidente della Reggina, Luca Gallo, rilasciate ai microfoni di “La Gazzetta del Sud”, in merito alla squadra granata.