Franco Locatelli: “Italiani maturi e responsabili. Le immagini di Milano e Mondello…”

Secondo quanto riporta “Repubblica”, ecco qui di seguito le parole del Presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli dopo la prima settimana della Fase 2.

Professore, che impatto ha avuto l’allentamento delle misure di lunedì scorso?
“È un po’ presto per dirlo, ci vogliono ancora due o tre giorni per avere dei dati. Del resto i tempi di contagiosità sono di 5-7 giorni. Quello che vediamo è ancora il risultato delle misure di lockdown e possiamo dire che l’indice di contagiosità in tutte le regioni è decisamente buono, praticamente ovunque sotto l’1. L’obiettivo è mantenerlo più basso possibile, per evitare una nuova ondata epidemica”.

In certe città c’è tanta gente in giro. Ha visto le immagini di Milano e di Mondello?
“In realtà ho visto molti più atteggiamenti consapevoli che irresponsabili. Lei cita due casi isolati. Ieri tornando a casa dall’ospedale ho visto tante persone con la mascherina e pochissime senza. Fuori dai negozi c’erano code ordinate, dove si rispettava la distanza di un metro. Stiamo avendo una dimostrazione di maturità dal popolo italiano, non è banale”.

Vuole dire che mascherine e distanziamento sono già entrati nelle nostre abitudini?
“Sì, ormai sono un riflesso condizionato. Chi esce di casa senza mascherina se ne rende conto subito. Abbiamo imparato la lezione soprattutto perché ha comportato un carico di dolore per tutti noi. Anche chi non è stato toccato personalmente dalla tragedia di una perdita, ha visto le immagini e letto le storie. Questo ha fatto aumentare la sensibilità al rispetto oltre che di sé stessi anche e degli altri. E ora queste misure non farmacologiche di prevenzione sono imprescindibili”.

Ha senso considerare tutte le Regioni allo stesso livello e quindi mantenere chiusure omogenee?
“Le parole del presidente del Consiglio e dei ministri Boccia e Speranza sono state chiare: fino al 18 teniamo un approccio uniforme, poi auspicabilmente, confortati dai dati epidemiologici, si possono pensare differenziamenti regionali. Sarà opportuno gestirli in modo condiviso e concertato per evitare distonie”.

Autorizzerete gli spostamenti da una regione all’altra?
“Va vista l’evoluzione epidemiologica. Seguiamo un principio di gradualità e progressiva implementazione delle strategie di riapertura. Ovviamente si partirà da chi è in una situazione migliore. Noi tecnici facciamo analisi basate sull’evidenza e diamo suggerimenti e linee di indirizzo. Poi le decisioni toccano alla politica, con la quale abbiamo un dialogo rispettoso delle rispettive competenze e largamente improntato all’ascolto”.

Cosa si aspetta ad ottobre?
“I mesi freddi non aiutano con i virus respiratori, e poi ci sarà anche il fattore confondente dell’influenza. Per questo è possibile che ci sia questa seconda ondata. Ma potrebbe anche essere di dimensioni assai più modeste perché la affronteremo con mascherine e distanziamento, armi che non avevamo all’inizio dell’epidemia di febbraio. Dobbiamo essere responsabili e molto dipende anche dai ritorni che avremo rispetto a politiche di riapertura di determinate attività produttive”.

Chi si ammala è immunizzato?
“Non abbiamo ancora dati solidi sulla persistenza della forma più protettiva della risposta anticorpale. Aspettiamo studi che ci aiutino a definirla meglio, anche per capire quanto dura. Si tratta di informazioni straordinariamente utili anche nella prospettiva del vaccino”.

C’è il rischio che il vaccino non si riesca a fare?
“Ci sono vari tipi di coronavirus, quelli responsabili dei raffreddori danno una immunità ridotta, la Sars invece dà risposte durature. Se l’immunità a questo coronavirus è di qualche mese, passato un certo periodo va semmai considerata l’ipotesi di rifare il vaccino”.

Perché i bambini sono colpiti in modo più blando dalla malattia?
“Abbiamo pubblicato un articolo su Lancet nel quale si ipotizza che il loro sistema immunitario abbia fisiologicamente il bisogno di confrontarsi dopo la nascita con una serie di patogeni tutti nuovi e per questo abbia maggior plasticità e capacità di montare risposte protettive. I bambini possono essere largamente contagiosi, anche loro si infettano ma fortunatamente non si ammalano gravemente”.